Crazy Heart
Crazy Heart
Scott Cooper, 2009
Fotografia Barry Markowitz
Jeff Bridges, Colin Farrell, Maggie Gyllenhaal, Robert Duvall, Sarah Jane Morris, Beth Grant, Tom Bower, Rick Dial, William Sterchi, Brian Gleason, Ryil Adamson, Annie Corley.
Oscar 2010: Jeff Bridges at.
Artista in decadenza, 57 anni, vita molto vissuta, giornate che si trascinano da un impegno all’altro, piccolo impegno sempre più piccolo, oblìo sopravvenente, molto alcool e molta consapevolezza, capacità di soffrire con orgoglio. Carattere ruvido e grande cuore. Tutta roba saputa, certo. Ma aggiungete una chitarra e la musica country, mettetevi in macchina per le strade del New Mexico e del Texas, fermatevi nei motel e nei bar con lui, Bad Blake, e avrete emozioni autentiche. Capirete che cosa vuol dire la passione per la musica che viene dalla tradizione e che sopravvive a stento all’invasione arrogante del commerciale. Bad è Jeff Bridges. L’attore dà il meglio di sé in un’interpreteazione convinta, partecipata, immedesimata. «Non faccio che suonare da una vita e ne ho smarrite tante di cose», dice Bad a Jean Craddock (Gyllenhaal), giornalista locale. La giovane approfitta del passaggio dell’ex star del country per chiedergli un’intervista. Situazione esistenziale, sviluppi. Una vera relazione è impossibile. Il musicista ha dentro di sé troppi nodi da sciogliere, la donna non se la sente di affidargli il proprio figlietto di pochi anni. Nostalgia preventiva e ciao. Peccato, per un momento Bad ci aveva pensato. Ma è la musica il vero tema. Una ragione inesprimibile, tre note e due parole semplici, di verità, fanno una canzone country che ti accompagna nella solitudine, nella storia di un intero paese dove i singoli che incontri, uno ad uno, ti riconoscono per come canti, per come sei veramente. Con questo setaccio misterioso Bad ha continuato a filtrare la propria solitudine, la propria espressione. In qualche momento avverte il rimpianto e la rabbia di aver insegnato tutto a qualcuno e di vederlo ora trionfare su palchi attrezzati con amplificazioni aggressive. Ma è solo Tommy Sweet (Farrell). Lo incontra, comprende il suo destino. A Bad basta sapere che Tommy, alla fine, gli riconosce la paternità dell’arte e del successo. Amici come cowboy, antichi e nuovi. Facile in apparenza, il film del debuttante regista, noto finora come attore, contiene nel profondo i segreti di una sensibilità artistica, musicale, difficilissima da incontrare nel contesto della grande industria dei suoni. E riesce a non trasmettere reazione. Solo un sentimento e magari una riflessione. Per gli appassionati del genere, le canzoni del compositore T Bone Burnett e del cantautore texano Stephen Bruton.
Franco Pecori
5 Marzo 2010