La Passione
La Passione
Carlo Mazzacurati, 2010
Fotografia Luca Bigazzi
Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Cristiana Capotondi, Stefania Sandrelli, Kasia Smutniak, Maria Paiato, Marco Messeri, Giovanni Mascherini, Fausto Russo Alesi.
Questa volta manca la giusta distanza. Mazzacurati (La giusta distanza, 2007) affronta un tema di per sé già consunto – il regista in crisi di ispirazione e in contrasto con le “leggi” del cinema commerciale – e per di più si adegua, sul versante espressivo, al livello del referente. Il risultato fa pensare ai giochi infantili, dei bambini che dicono: «Io ero lo sceriffo», «Io ero il pellerossa». Ma il cinema western è un’altra cosa, compreso quello italiano. Cast ultradignitoso, fotografia di livello assoluto. E però i momenti più significativi del film sono in alcune osservazioni comiche, prese dalla vita minuta, come i bicchieri di carta del distributore d’acqua, il divano-letto che non si vuole aprire, il telefono cellulare che non ha campo, il presentatore (Guzzanti) che recita il Meteo televisivo quasi fosse un testo del teatro classico (satira esilarante). Proprio Guzzanti viene chiamato, in emergenza, a interpretare la parte di Gesù nella sacra rappresentazione paesana (un paesino della Toscana) del Venerdì Santo. E questo, per paradosso, diverrà il momento culminante dell’arte registica di Gianni Dubois (Orlando), il quale, mentre fallisce nel progetto di un film finalmente con l’attrice-diva televisiva (Capotondi), deve accettare di mettere insieme in pochi giorni la rappresentazione della Passione. La proposta viene dal sindaco del paese (Sandrelli), come risarcimento del danno procurato dallo scoppio di un tubo dell’acqua della casa di Dubois ad un affresco cinquecentesco di Masolino Del Cardo. A Gianni dà una mano Ramiro (bravo ancora una volta Battiston), ex galeotto in cerca di riscatto, ma la finzione stenta a decollare. Apprezzabile la particina di Kasia Smutniak, barista straniera e, per l’occasione, sensibile Maddalena. Orlando ce la mette tutta, ma è prigioniero di un personaggio troppo esile e prevedibile.
Franco Pecori
24 Settembre 2010