45 anni
45 Years
Regia Andrew Haigh, 2015
Sceneggiatura Andrew Haigh
Fotografia Lol Crawley
Attori Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley, Sam Alexander, Richard Cunningham, Rufus Wright, Hannah Chalmers, Camille Ucan.
Premi Berlino 2015 Orso d’Argento: Charlotte Rampling atr, Tom Courtnay at.
Verrebbe da pensare che la bella e brumosa campagna inglese non sia il paesaggio ideale entro cui rappresentare uno squarcio di vita dei nostri giorni, eppure l’inglese Andrew Haigh, al suo secondo lungometraggio dopo Weekend (visto al Festival di Roma 2011), ha voluto spostare dagli anni ’90 in avanti, proprio in un adeguamento alla contemporaneità, il racconto di David Constantine, In Another Country, da cui egli è partito per il film. Per paradosso, la consonanza di 45 anni con il tempo attuale si concretizza esteticamente in una forma “contraria”, nel linguaggio usato, lontano dagli stereotipi di genere, dai richiami stilistici più usuali, attento invece alla cancellazione dell’effetto a favore dell’essenzialità del tratto; nonché nel recupero essenziale di valore della dimensione interiore, espressa insieme dalla esatta pertinenza della recitazione (giustamente premiata la prova dei due assi, Charlotte Rampling e Tom Courtenay, emblemi anche del grande rinnovamento Anni ’60) e dall’attenta cattura del dettaglio profilmico – ciascun oggetto e spazio scenico è protagonista al medesimo livello dei personaggi. L’occhio cinematografico occupa un ventaglio espressivo che va, possiamo dire, da Antonioni a Bergman, senza per altro azzardare mai una citazione. Il cinema moderno si può fare senza Pulp. Su tali basi possiamo aprire la stanza diegetica del film, in apparenza così semplice o addirittura striminzita. Kate (Rampling) e Geoff (Courtenay) si godono in campagna la fase in discesa della loro vita in comune, si preparano a celebrare i 45 anni di matrimonio, consapevoli degli affetti e dei pensieri che li hanno tenuti uniti e moderatamente contenti delle piccole soddisfazioni che la quotidianità ancora riserva loro. Con uno sguardo diaristico segnato dai giorni della settimana, il regista puntualizza il procedere regolare dell’esistenza e nello stesso tempo l’impercettibile emersione di una nuova e inaspettata inquietudine, dovuta all’arrivo di una notizia riguardante il passato di Geoff. Il corpo della ragazza da lui amata prima di Kate è stato rinvenuto, congelato in un ghiacciaio alpino al confine tra Svizzera e Italia, a distanza di oltre quattro decenni dalla scomparsa della giovane, avvenuta durante un’escursione con Geoff e con un altro ragazzo che fungeva da guida. La tentazione di partire verso le Alpi per il riconoscimento di quel corpo non più dimenticato si fa strada in Geoff, riportando a galla lontane sensazioni giovanili. E soprattutto fa emergere in Kate, ignara finora della vicenda, la domanda imbarazzante: il suo uomo avrebbe sposato la ragazza che amava se lei non fosse morta? Proprio a ridosso del giorno di festa in cui si celebrano i 45 anni di vita insieme, appare trasparente a Kate la seconda dimensione della propria esistenza con Geoff, tutta “contaminata” da quel primo amore lontano. Sarebbe forse un dramma dai contorni banali se il film, come per magia, trattando “per sottrazione” l’evolversi delle sequenze, non ci inducesse a una partecipazione sensibile, tanto dettagliata quanto priva di ridondanze espressive. Viviamo insieme ai protagonisti quasi senza accorgercene e mai succubi di quel certo senso di presa diretta realistica che troppo spesso finisce per avere effetti inversi nei tanti film ammiccanti al “documento”. Soprattutto la Rampling ha il dono di una semplicità del gesto così internamente allusiva da sembrare frutto di non-recitazione. Ed è invece la magistrale sapienza del tempo recitativo, il tempo dell’azione che in un’unica traccia segna l’evento-cinema nello spazio del set, sia che il corpo dell’attrice si trovi nei tre metri quadrati di una soffitta/ripostiglio e sia che cammini a passo svelto nella passeggiata giornaliera col cane lungo l’orizzonte della campagna nebbiosa [designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI].
Franco Pecori
5 Novembre 2015