Questione di karma
Questione di karma
Regia Edoardo Falcone, 2017
Sceneggiatura Edoardo Falcone, Marco Martani
Fotografia Maurizio Calvesi
Attori Fabio De Luigi, Elio Germano, Daniela Virgilio, Valentina Cenni, Massimo De Lorenzo, Corrado Solari, Isabella Ragonese, Philippe Leroy, Eros Pagni, Stefania Sandrelli.
Due scorciatoie per risolvere i problemi della vita oggi, due protagonisti complementari di un racconto scritto e girato secondo una visione non prospettica né progressiva, il cui sviluppo si frammenta in un quadro a mosaico, per un andamento che ad ogni passo blocca e riconsidera, valorizza e insieme raffredda gli spunti comici, rimandando a un piano riflessivo fuori dal film. Giacomo e Mario, Fabio De Luigi e Elio Germano. Il primo, distratto e imbambolato, vive immerso nello studio del padre pieno di libri di filosofia, arte, esoterismo – ha visto da piccolo il genitore gettarsi da quella finestra e ora continua a ignorare le faccende di famiglia. La madre Caterina (Stefania Sandrelli) “sostanzialmente non fa niente”, risposata con Fabrizio (Eros Pagni), lascia a lui la responsabilità di proseguire nella conduzione dell’azienda (fabbrica di matite). Ginevra (Isabella Ragonese), sorella di Giacomo, aiuta nel lavoro sperando di portare a termine il progetto di far fuori il fratello dall’eredità. Il secondo, Mario, misero affarista traffichino impelagato in mille debiti e sotterfugi, è per Giacomo l’incontro decisivo. E a specchio, per Mario: il ricco imbambolato potrà essere la soluzione alle sue misere quanto drammatiche difficoltà quotidiane – la moglie (Daniela Virgilio) sta per lasciarlo. L’ansia inesausta della ricerca del padre porta Giacomo fino a rintracciare l’eccentrico esoterista Stern (Philippe Leroy), il quale, palesemente, non crede a se stesso e predica la pratica indispensabile dell’ “Arrosto di maiale con patate”. Per levarsi di torno il fastidio del citrullo visitatore, Stern gli fa credere di aver individuato in un certo Mario Pitagora la reincarnazione di suo padre. Questione di karma, più finta che a Sanremo. Per Mario, una realtà (ricca) scesa dal cielo. Il traffichino (ma sostanzialmente un bravo ragazzo in cerca di fortuna) entra nella vita di Giacomo e questi, contento di aver trovato finalmente qualcuno che lo stimi – per forza, è “suo padre”! – rinasce, prende fiducia in sé, sventa perfino la trappola della famiglia che lo vorrebbe estromettere dall’azienda. Due scorciatoie non semplici. Quasi sempre le cose semplici sono in realtà non poco complesse. Anche “l’arrosto di maiale con patate”, un modo di dire che si potrebbe leggere come una semplice quanto volgare indicazione di “realismo”, a veder bene ha bisogno di essere verificato nella sua fondatezza e, per farlo, si dovrà essere in qualche modo filosofi. Altrimenti, non sapremmo neanche distinguere un arrosto da un altro, un ristorante da un altro, un desiderio, un traguardo, un orario, un film. Eh già, sotto alle cose c’è spesso (sempre) qualcos’altro che può renderci nervosi. Il “nervosismo” recitativo di Germano, sembra fatto proprio per dimostrare un simile stato di cose. Germano ha la dote di viaggiare lungo il sottile discrimine tra commedia e dramma, gli basta uno sguardo, un tic, una finta, un rilancio gestuale per scavalcare il campo e costringerti a rileggere, a ripensare. Da non trascurare l’apporto di una Sandrelli in piena forma e cioè di una Stefania Sandrelli che si guarda spogliarsi del quantum di stereotipo del personaggio e si diverte a verificare la propria “innocenza” cinematografica. Noi la conoscevamo bene. Ultima non ultima, la regia di Edoardo Falcone. A lungo sceneggiatore di commedie italiane – da Nessuno mi può giudicare 2010 a Mai Stati Uniti 2012, a Confusi e felici 2014 – Falcone conferma con questo secondo film (Se Dio vuole è del 2015), una notevole capacità di autonomia inventiva rispetto al tran-tran delle “leggerezze” del nostro cinema attuale. Per dire, molto giusta la coppia De Luigi/Germano, due maschere che si ri-valorizzano vicendevolmente ad ogni inquadratura.
Franco Pecori
9 Marzo 2017