La complessità del senso
06 06 2023

I segni del cuore – CODA

CODA
Regia Siân Heder, 2021
Sceneggiatura Siân Heder
Fotografia Paula Huidobro
Attori Emilia Jones, Eugenio Derbez, Troy Kotsur, Ferdia Walsh-Peelo, Marlee Matlin, Daniel Durant, John Fiore.
Premi Sundance 2021: Gran Premio della Giuria, Oscar 2022: Film, Troy Kotsur atnp.

Dalla campagna francese alla costa del Massachusetts, dalla fattoria al peschereccio, dal formaggio al pesce. L’americana Siân Heder, al secondo lungometraggio dopo Tellulah, presentato al Sundance nel 2016, riprende la commedia di Éric Lartigau, La famiglia Bélier (2014), e ne fa una versione meno “curiosa”, meno “brillante” e più attenta alla sostanza del contenuto. CODA è l’acronimo di Children of Deaf Adults. I genitori (madre/Marlee Matlin, padre/Troy Kotsur) e il fratello maggiore (Daniel Durant) della diciassettenne Rudy (Emilia Jones) compongono una famiglia di muti. L’unica in grado di parlare è Ruby. Non è semplice per loro pescare il pesce, venderlo al mercato, lottare contro i soprusi. Soltanto la loro figlia, brava nel linguaggio dei segni, può mantenerli in comunicazione col mondo circostante. E Rudy è anche utile a bordo del battello. Di ricchezza nemmeno a parlarne. Qualche nervosismo è inevitabile.  La Heder governa il difficile equilibrio tra descrizione dei caratteri e realismo situazionale, tirandone fuori – senza farne manifesto – il discreto valore tematico, umano e sociale. La chiave di lettura è nel corpo del racconto e nel carattere dei personaggi, specialmente quando interviene l’incontro di Ruby col maestro del coro che la ragazza frequenta avendo la passione della musica e del canto. Bernardo Villalobos (Eugenio Derbez) non è un grande pianista ma la sua intelligenza e bravura pedagogica si traduce nella simpatica capacità di trasmettere agli allievi e specialmente a Ruby la giusta filosofia del canto. Dice alla ragazza ancora timida e dubbiosa sulle proprie qualità canore: «Bowie definì Bob Dylan “Una voce di sabbia e colla”», ma «ci sono tante belle voci che non hanno niente da dire». Viene da pensare a Louis Armstrong, o a Billie Holiday, e al rapporto dei musicisti di conservatorio con le espressioni meno convenzionali del jazz. Nel contesto della scuola di canto, Ruby incontra Miles (Ferdia Walsh-Peelo), con lui formerà un duetto che andrà oltre la musica, senza che, tuttavia, venga intaccata la sostanza umana del rapporto tra dimensione sentimentale e lezione estetica. Attraverso i “cuori” passerà il contrastato consenso della famiglia alla volontà di Ruby di frequentare la Berklee, a Boston – «Città piena di stronzi, dice il burbero papà Frank». Essenziale la bravura di Emilia Jones, già in evidenza al Torino Film Festival del 2015 (High-Rise di Ben Wheatley). Da non trascurare, nella colonna, l’ascolto di almeno due canzoni: “Both Sides Now” di Joni Mitchell e “Starman” di David Bowie.

Franco Pecori

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20 Gennaio 2022