Da quando Otar è partito
Depuis qu’Otar est parti
Julie Bertuccelli, 2003
Dinara Droukarova, Esther Gorintin, Nino Khomassouridze.
Cannes: Grand Prix de la Semaine de la Critique
Assenza e sogno. Otar, via da Tbilissi (Georgia) per un sogno parigino, ha lasciato sole la vecchia madre Eka, la sorella Marina e la figlia di lei, Ada. Le tre donne vivono povere nella città segnata dalla storia. Dell’assenza di Otar soffre soprattutto Eka, che si consola, o forse finge teneramente di consolarsi, con le lettere che il figlio le scrive, inviandole anche qualche soldo. Pure lui vive da povero, con pudore, senza dire che a Parigi la vita, per un immigrato irregolare, non è certo meravigliosa. Si resta sospesi, finché un giorno il sogno si spezza. Lo stile di Bertuccelli (primo film dopo le collaborazioni con Iosseliani, Kieslowski, Tavernier, Panh), documentario e poetico, esprime un amore per la “realtà”, che fa pensare alle più alte espressioni del Neorealismo italiano. Soprattuto, intendiamo, nel senso di uno sguardo autentico, che spezza la catena perversa di quell’ottica “internazionale”, neutra, per cui ci sentiamo troppo spesso fuori da ogni luogo, in un limbo “spettacolare” e posticcio. “Gran Prix de la Semaine de la Critique” a Cannes, questo “Otar” è un importante invito a rientrare in noi, a guardare il mondo con occhi appassionati, partecipi di veri sentimenti.
Franco Pecori
12 Dicembre 2003