The mist
The mist
Frank Darabont, 2007
Thomas Jane, Marcia Gay Harden, Andre Braugher, Laurie Holden, Toby Jones, Jeff Demunn, Frances Sternhagen, William Sadler, Nathan Gamble, Alexa Davalos, Sam Witwer, Chris, Owen, Robert Treveiler, David Jensen.
Nebbia. Bibbia contro scienza, Apocalisse contro staminali: più nebbia di così… Una cittadina del Maine viene sconvolta da una forte tempesta e quindi invasa da una fittissima nebbia, che nasconde una misteriosa minaccia. La gente si riversa nel supermercato per fare provviste e vi rimane intrappolata. L’edificio è scosso da un terribile terremoto. C’è anche David (Thomas Jane) col suo bambino Billy (Gamble). E c’è una serie di tipi, nella classica situazione che “fotografa” le qualità e le mostruosità degli esseri umani. Buoni, cattivi, generosi, violenti, timorosi, increduli, religiosi, fanatici. C’è anche la signorina Carmody (Marcia Gay Harden), nota per essere un po’ squilibrata, che brandisce il volumetto della Scrittura e annuncia la vendetta divina (il Dio è quello del Vecchio Testamento) per i peccati del mondo. Uscire, non uscire, difendersi all’interno del negozio o affrontare i mostri là fuori, guardare in faccia la realtà? Mentre i mostri prendono progressivamente forma, strani tentacoli, strani insetti, strane ragnatele, la loro aggressività si rivela non meno pericolosa dell’ottusa conflittualità tra i “prigionieri”. Si va verso la catastrofe, si attende l’esito positivo ma c’è poco da stare allegri. Darabont (Le ali della libertà, Il miglio verde, The Majestic) conduce bene la danza horror, seguendo con buona tecnica (aiutato anche dagli effetti speciali) il filo della suspence tipica di Stephen King, dal cui racconto trae il film. Gia nella classica fase preparatoria, la successione delle scene evita l’ovvio e segue una logica di montaggio giustamente non-nervosa, senza però cedere ad una calma troppo convenzionale. La tensione trova il necessario equilibrio tra psicologia e azione, il rapporto tra razionalità dei comportamenti, sperimentazione scientifica e misteri della vita trova corpo espressivo nell’invenzione della nebbia che tutto avvolge. Peccato che ad un certo punto il velo ideologico si alza e lascia che la tesi prevalga con eccessiva irruenza. La scienza ha preso la mano all’uomo, gli scienziati (insieme ai militari, ma è un’attenuante?) hanno «aperto un buco» e «l’altro mondo è entrato». Ha ragione la signorina predicatrice, sia pure nella sua “follia”? Il fatto che il racconto resti a dir poco sospeso, appeso ad un finale tragico e urlato (non aspettatevi l’Happy End), costituisce una scelta inquietante.
10 Ottobre 2008