La notte non aspetta
Street Kings
David Ayer, 2008
Keanu Reeves, Forest Whitaker, Hugh Laurie, Chris Evans, Cedric “The Entertainer” Kyles, Jay Mohr, Terry Crews, Naomie Harris, Common, The Game, Martha Higareda, John Corbett, Amaury Nolasco, Cle Sloan, Noel G., Michael Monks, Daryl F. Gates.
Forte. Il buono dov’è? Difficile dirlo. Tratto da una storia originale di James Ellroy, apprezzato scrittore di romanzi criminali, il poliziesco diretto da Ayer (Harsh Times – I giorni dell’odio, 2005) è spietato nello sguardo su e nella polizia di Los Angeles, Squadra Speciale. Quanto alla “specializzazione”, proprio qui è il punto. La legge, il potere, la corruzione. Un intrigo “morale” che il produttore del film, Erwin Stoff, spiega così, riferendosi al protagonista, poliziotto “speciale”: «Tom Ludlow rappresenta gli uomini che stanno di guardia la notte, vede tutto quello che noi non vogliamo osservare e ci tiene al sicuro dai mali dell’oscurità, lui compie le azioni di cui noi non siamo capaci e che magari ripudiamo, ma di cui beneficiamo». A 5 anni da Matrix Revolutions, Neo (Reaves) si toglie di dosso l’impermeabile lungo e, in maglietta a maniche corte, continua, in un certo senso, a cercare la verità nascosta, non più nella Matrice ma nell’organismo di cui egli stesso, ora è Tom, fa parte. E’ una verità molto scomoda. E per quanto non sia certo nuovo il tema della corruzione interna agli uomini d’ordine, il piglio con cui il regista monta il racconto sprigiona un’energia inconsueta, spogliando l’azione progressiva di qualsiasi complicazione psicologica e quasi utilizzando i personaggi come corpi-simbolo, dimostrazioni viventi di una situazione violenta e terribilmente “connaturata” con la vita (notturna) della metropoli. Già dalla prima sequenza si ha la sensazione dell’angoscia profonda e dell’ansia che caratterizza il risveglio di Tom mentre si alza e si reca al “lavoro”. Poi il film non smette di crescere. Poteva anche sembrare, all’inizio, un buon telefilm, ma poi il taglio delle sequenze è così implacabilmente “indifferente” ad espliciti riferimenti tematici che quasi dimentichiamo i rimandi a possibili dibattiti extrafilmici e veniamo catturati dallo stesso infame destino che condiziona i personaggi, facce diverse della medesima perversa esistenza. «Siamo nella polizia, facciamo quello che vogliamo», è il grido disperato, ma non è nemmeno così semplice: Tom si accorge, man mano, che tutti i colleghi vogliono “salvarlo” dalle situazioni senza uscita in cui finisce per trovarsi, assiduo com’è nel perseguire (a modo suo) le regole. E tutti hanno la loro… buona ragione. Tanto buona che la caccia al criminale finisce col rivolgersi contro gli stessi “cacciatori”. La notte di Los Angeles si configura così come un buio anche più esteso e drammaticamente significativo. Siamo lontani anni luce (in avanti o indietro, chissà) dalle “ronde” per la sicurezza delle nostre città, a cui da noi si è cominciato a pensare.
Franco Pecori
27 Giugno 2008