500 giorni insieme
(500) Days of Summer
Marc Webb, 2009
Fotografia Eric Steelberg
Joseph Gordon-Levitt, Zooey Deschanel, Geoffrey Arend, Chloë Grace Moretz, Matthew Gray Gubler, Clark Gregg, Rachel Boston, Minka Kelly.
Locarno 2009, Piazza Grande
Il capo ha una nuova segretaria, Sole (Deschane), appena arrivata a Los Angeles dal Michigan. Tom (Gordon-Levitt) la vede e ne resta colpito. Agli amici dice che non è niente, invece per lui sarà un incontro fatale. Il giovane fa il “creativo” in ditta ideando biglietti d’auguri, ma la sua aspirazione è di esercitare la professione per cui si è laureato, l’architettura. La ragazza, spigliata e carina, se lo fila e non se lo fila, dice subito che non ama le relazioni impegnative. Tom fa finta che va bene, ma non per molto: è uno che, proprio al contrario, crede nell’amore che viene all’improvviso e ti cambia la vita, per sempre. Incompatibilità? Sul filo di una scommessa sentimentale, i due protagonisti inseguono l’utopia (le due facce appartengono alla stessa medaglia) e vanno incontro a continue sorprese, a cambiamenti di direzione, a ripensamenti, a insistenze infantili, a umorismi anche neri. Il regista è alla prima prova (viene dai video musicali) ma non sembra. Narra con spigliatezza e con un gusto per l’invenzione scenica e di montaggio che fa pensare ad un cinema ben consapevole, un po’ di Godard, un po’ di Truffaut e un po’ di quel che può venire in mente ad uno spettatore non digiuno di modernità. In maniera esplicità Webb cita il Dustin Hoffman de Il laureato (Mike Nichols, 1967), ma il suo Tom fa pensare in più di un atteggiamento anche al Belmondo prima maniera. E al modo di trattare con “leggerezza” e non senza coscienza i temi della commedia non è estraneo il cinema francese che fece epoca negli anni Sessanta. Per esempio, le sottili “provocazioni” stilistiche, la grafica nell’inquadratura, il tempo non lineare, i tagli sintetici, le “didascalie” fuori campo, i dettagli che rafforzano la sintassi dei significati; e soprattutto l’ironia amara e sbarazzina. «Cosa c’è tra noi due?», domanda Tom incalzando Sole nella speranza di convincerla ad innamorarsi sul serio. «Non ho idea – risponde lei -, ma che importanza ha?». Non sarà una “storia d’amore”, ma non siamo molto lontani. La sorpresa finale, che rintraccia e sigilla il senso della “protesta” in forma di diario preannunciata nella dedica iniziale, la lasciamo ovviamente allo spettatore.
Franco Pecori
27 Novembre 2009