MegaMind 3D
MegaMind 3D
Tom McGrath, 2010
Animazione
Nello spazio, i “buchi neri” minacciano l’esistenza dei mondi. Da due pianeti in pericolo arrivano sulla Terra due piccoli alieni, inviati dalle loro famiglie affinché possano salvarsi. Il destino cattivo di MegaMind (voce di Will Ferrell nella versione originale) lo fa sbarcare in un penitenziario dove sono racchiusi supercriminali cattivissimi dai quali viene adottato, MetroMan (voce di Brad Pitt) sbarca invece nella casa di una buona famiglia. Le opposte vocazioni costringeranno i due a combattersi senza tregua. MegaMind, contrastato da MetroMan (la citazione di Superman è esplicita), riesce però a prevalere e a dominare MetroCity. A questo punto sembra non avere più nemici, la sua vita non ha più ragion d’essere? Senza avversari il Male si annoia! Così, MegaMind pensa di provvedere egli stesso, in modo da potersi misurare finalmente con un degno avversario. E crea Titan. Senonché la creazione si dimostrerà “difettosa”. A salvare il mondo il nuovo supereroe non ci pensa nemmeno e anzi rischia di essere più cattivo di MegaMind. Molto interessante e certo non semplice la vicenda messa insieme dalla Dreamworks. La metafora è anche più complessa di quella sottostante alla serie Shrek. Mentre il rospo verde manteneva pur sempre sembianze umane, pregi e difetti, problema della famiglia, amore e potere, pericolo di alienazione (autenticità e altro-da-sé), la supercattiveria di Megamind è fredda, frutto di programmazione elettronica. La “simpatia” del protagonista e delle figure che gli sono attorno, compresa Roxanne di cui un po’ stranamente subisce il fascino, contrasta con la trasparente natura del personaggio. MegaMind sembra non avere dimensione. La “malvagità” delle sue azioni non risponde ad una fisicità che sia in qualche modo palpabile. È sostanzialmente un essere indifferente, verso di sé e verso il proprio contrario. La sua vita trae necessità dal paradosso del dualismo irrefrenabile, tanto che, pur di continuare a combattere (a vivere?) sarà forse costretto a diventare buono. Superbuono, ovviamente. E quindi fittizio ancora una volta. La macchina prende coscienza di sé? «I film dei supereroi non saranno più gli stessi», avverte la locandina. La scommessa è che il senso di tale svolta arrivi ai piccoli spettatori, magari “solo” percettivamente.
Franco Pecori
17 Dicembre 2010