Niente da dichiarare?
Rien à déclarer
Dany Boon, 2010
Fotografia Pierre Aïm
Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Karin Viard, François Damiens, Laurent Gamelon, Bruno Lochet, Julie Bernard, Bouli Lanners, Olivier Gourmet, Philippe Magnan, Guy Lecluyse, Zinedine Soualem, Nadège Beausson-Diagne, Christel Pedrinelli, Joachim Ledeganck, Eric Godon.
Il Belgio e la Francia, frontiere chiuse o aperte? Era il tempo della dogana, ultimi giorni. Valeva la pena di intestardirsi in distinzioni orgogliose, razziste, francofobiche come insiste a fare Ruben (Poelvoorde), doganiere belga di Koorkin, località che fronteggia a vista d’occhio l’altra località, Corquain, dov’è il posto doganale francese? Per Ruben non si pone la questione, per lui la data dell’1 gennaio 1993 è solo un’assurda disgrazia capitatagli sul collo a causa dell’apertura delle frontiere in Europa. A Ruben dispiace soprattutto di non poter più esercitare il suo potere “assoluto” su quel traffico internazionale, lui che è un uomo tutto d’un pezzo e dalla pistola facile; ciò che pensa del suo collega francese, Mathias (Boon), oltretutto innamorato di sua sorella Louise (Bernard), è meglio lasciarlo all’immaginazione dello spettatore, il quale avrà comunque modo di farsene un’idea piuttosto precisa dalle battute feroci e dagli imbarazzi che queste creano perfino tra gli stessi doganieri belgi. A proposito di imbarazzo e di “falsità” esibita in chiave grottesta e sconfinante spesso nel surreale, come non pensare al genio di Louis de Funès? La tracciabilità della linea comica è del tutto evidente e ben comprensibile il successo di un autore come Dany Boon (Asterix alle Olimpiadi, 2008), il quale continua il discorso di Giù al Nord (2008) e Benvenuti al Sud (2010). In sostanza, attraverso la sottolineatura degli assurdi quanto storicamente radicati pregiudizi socio-culturali si suggerisce la necessità di una più che giusta composizione dei contrasti. Basterà cercare gli aspetti che, a livello umano, accomunano le persone di diversa origine e cultura e tutto si aggiusterà. Ma – raccomanda il regista – niente moralismi, piuttosto cerchiamo di divertirci al seguito dei protagonisti, impegnati di sequenza in sequenza a inseguire un’impossibile soluzione alle proprie contraddizioni. Alcuni momenti di Ruben e Mathias in perlustrazione per le stradine di campagna nell’improbabile tentativo di dar vita al nuovo distaccamento doganale misto, franco-belga, sprigionano un umorismo irresistibile, dovuto soprattutto – è la ragione profonda dei personaggi – alla valenza non-naturale della loro verosimiglianza. Si ride e si pensa nello stesso tempo.
Franco Pecori
23 Settembre 2011