La promessa dell’assassino
Eastern Promises
David Cronenberg, 2007
Viggo Mortensen, Naomi Watts, Vincent Cassel, Armin Mueller-Stahl, Sinéad Cusack, Donald Sumpter, Josef Altin, Raza Jaffrey, Sarah-Jeanne Labrosse, Aleksander Mikic, Mina E. Mina, Michael Sarne, Jerzy Skolimowski, Mia Soteriou, Tereza Srbova.
Come sembra lontano il momento dei grossi grassi matrimoni greci! Dopo appena un lustro, ecco ben altra integrazione: la favola multietnica ha lasciato il posto alla lugubre invasione dei nuovi russi, eroi del sopruso organizzato, sacerdoti di una religione occulta e settaria, fatta di simboli impressi sulla pelle e di leggi spietate da rispettare “in famiglia”. Siamo a Londra, scena metropolitana “avanzata” dove si può osservare, come per altro anche a New York, la terribile intrusione della volgarità violenta, in nero e superlussuosa, tatuata e sfrontata. Cronenberg, maestro di storie di selvaggia violenza e di fredda catastrofe (Crash, A History of Violence), procede nella registrazione drammatica di un evolversi perverso della società contemporanea, dove al crollo dei vecchi miti sembra succedere, necessaria, l’espansione di egoismi irrefrenabili e quanto mai crudeli. Nella metropoli londinese l’incontro casuale-non-casuale di due realtà estranee e stridenti produce una scintilla dell’intelligenza che può incendiare l’inferno di una perversione, oppure – il confine è sottilissimo – riattivare il sentimento sopito di un senso genitoriale della storia. Anna (Watts) è un’ostetrica di origine russa, arrivata a Londra seguendo il padre. In ospedale, vede morire una partoriente, russa anche lei, quattordicenne, straziata nel corpo e nell’anima, vittima della “famiglia” dei Vory V Zakone (si pronuncia “vori e saconi”), tra i cui membri si pratica una “fratellanza” malavitosa. Anna raccoglie il frutto di quella disgraziata gravidanza, tenendo con sé la creatura con l’intenzione di cercarne i parenti. E’ indotta così a indagare sul passato della ragazza morta e, attraverso l’incontro con Nikolai (Mortensen), il loro “autista”, entra in contatto con i Vory. Scoprirà che anche quella “famiglia” è interessata alla storia del parto finito male per la giovane madre. Qui il thriller acquista profondità, per la bravura degli attori e per la padronanza del regista nel dominare l’intreccio dei caratteri, traformando in vita vissuta la loro pur notevole consistenza simbolica. L’orrore di alcune scene è pienamente giustificato dalla materia e dalla situazione e anche il linguaggio dei protagonisti, misto di inglese e di russo (ma il doppiaggio italiano, purtroppo, non rende l’idea), dà la sensazione di estraneità delle persone rispetto a se stesse e al loro destino. Nikolai/Mortensen è superlativo nell’offrire all’ambiguità della vicenda una gentilezza gelida eppure sofferta. Non per niente Anna rischia di restarne affascinata.
Franco Pecori
14 Dicembre 2007