La complessità del senso
09 12 2023

Assolo

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Regia Laura Morante, 2016
Sceneggiatura Laura Morante, Daniele Costantini
Fotografia Fabio Zammarion
Attori Laura Morante, Piera Degli Esposti, Francesco Pannolino, Lambert Wilson, Marco Giallini, Donatella Finocchiaro, Angela Finocchiaro, Antonello Fassari, Gigio Alberti, Emanuela Grimaldi, Carolina Crescentini, Eugenia Costantini, Edoardo Pesce, Giovanni Anzaldo, Filippo Tirabassi.

Flavia (Laura Morante) compra cappelli rossi che non le servono, esce con uomini che non le interessano, sogna porte chiuse e boschi verdi, ha paura di guidare l’auto, la felicità del sesso non sa cosa sia, si affeziona  alla cagnetta degli inquilini del piano di sopra, ha sbagliato due volte matrimonio, pur di non lasciare la psicoterapia si chiuderebbe nell’armadio della sua anziana terapista (Piera Degli Esposti). Bella donna, Flavia ha superato i 50 ma ha l’aria della pura ragazza che non si è mai masturbata, lo sguardo spesso sorpreso e/o spaurito, educata e perbene, non ci si aspetta che dica bugie se non per difendersi dall'”aggressione” del reale. E ci supplica dallo schermo di essere comprensivi con lei, attrice protagonista, sceneggiatrice e regista di questo suo secondo film dietro la cinepresa (Ciliegine è del 2012). Non facciamo fatica a essere buoni con un’attrice brava, proveniente da un cinema esteticamente consapevole (da Giuseppe e Bernardo Bertolucci a Nanni Moretti e Gianni Amelio), ma la finzione terapeutica che Laura/Flavia ha scelto qui per raccontarsi in un film “curativo” dell’insicurezza delle donne – così ha dichiarato allargandosi un po’ – è espressa in un miscuglio stilistico che sfiora la confusione. La prima parte è una lunga introduzione affidata a scenette del tipo ri-commedia italiana natalizia, tagli brevi e battute lampo, poi si passa a seguire didascalicamente gli enunciati psicologici della dottoressa Grünewald, impegnata – sembra – più a compilare risposte per la rubrica di un settimanale di quelli che si leggono dal parrucchiere che a dialogare con la sua paziente in funzione di uno sviluppo dinamico del racconto. Secondo l’enunciato scenico, emerge in tutta (esagerata) chiarezza il tema di una “elaborazione romantica di inespressa sessualità”. I personaggi di contorno compongono il quadretto di una famiglia attuale, allargata e bozzettistica, che non influirebbe sul progredire del personaggio principale, se di un qualche progresso traccia vi fosse, anche soltanto un passetto più in là di una scontata autobenevolenza finale. Inutili gli accenni vagamente fellinisti dell’accompagno musicale di Nicola Piovani. 

Franco Pecori

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5 Gennaio 2016