Il dolce e l’amaro
Il dolce e l’amaro
Andrea Porporati, 2007
Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni, Ornella Giusto, Toni Gambino, Gaetano Bruno, Pierluigi Misasi, Renato Carpentieri.
L’unico inconveniente, per chi è abituato a vedere la tv, è che qui non ci si può alzare per mangiare una mela o fare pipì durante la pubblicità. Per il resto, state tranquilli, tutto è come negli sceneggiati migliori, fate conto La piovra. Soprattutto la cifra stilistica, perfettamente calibrata sul “medio”, per non dare fastidio con inutili “deragliamenti”. Il che, coerentemente, garantisce anche il giusto equilibrio, sia nella sostanza che nella forma del contenuto, tra impressione di inchiesta e impressione di film d’autore. Persino il finale, che poteva sembrare un guizzo, gradito per quanto inatteso, non è altro che un perfetto caso di uso univoco dell’ “ambiguità”, una chiave che tutte le porte apre e tutto appiana, interrogativi e dubbi sulla “corrosività” del tema. Intendiamo la risata, “liberatrice” anche se un po’ nervosa, con cui Saro (bravo Lo Cascio) sveste finalmente i panni di “uomo d’onore”, assumendo, mentre si trova agli sportelli di una banca, la maschera irridente di fronte alla “solita” irruzione di rapinatori dall’accento siculo. Per Saro, dopo un percorso classico, da “picciotto” a vero affiliato, l’avventura personale nella mafia è terminata. Niente più violenze né uccisioni su ordinazione, niente più ossequiose “obbedianze”. Digeriti sia il dolce che l’amaro della vita, dipanato il filo d’onore dei destini paterni, con l’aiuto dell’ex amico e rivale in amore (Gifuni), ora giudice in grado di offrirgli un programma di protezione, Saro trova la pace “civile”, accanto ad Ada (Finocchiaro), la prima fiamma. E pazienza se la moglie (Giusto) che nel frattempo aveva sposato per rispetto delle regole (con la morale di Cosa Nostra non si scherza) resterà delusa. Voleva essere un “grande uomo”, Saro, e ha rischiato di essere “uomo di niente”. Il regista voleva «capire senza schermi, schemi e pregiudizi l’Italia e gli italiani di oggi», ma sapevamo già tutto.
Franco Pecori
7 Settembre 2007