Parlami d’amore
Parlami d’amore
Silvio Muccino, 2008
Silvio Muccino, Aitana Sánchez-Gijón, Carolina Crescentini, Andrea Renzi, Flavio Parenti, Max Mazzotta, Giorgio Colangeli, Geraldine Chaplin.
Un super cioccolatino non incartato. Un Moccia per adulti. Senza frasi celebri ma con più d’una citazione cinefila scacciaoperaprima, il primo film da regista di Silvio Muccino è talmente facile da raccontare che non ci proviamo nemmeno, basterà girare lo sguardo attorno, sono “storie vere”. Soggetto (Carla Vangelista) centrato e comodo, da godersi in poltrona. Sceneggiatura (Vangelista e Muccino) levigata e insieme puntigliosa, a non lasciarsi sfuggire nemmeno un’ombra di eccentricità. Argomenti tosti: recupero tossici, famiglia distrutta, infanzie rovinate, reinserimento difficile, dislivelli amorosi (donna più grande stavolta), giovani ricchi marci dentro, gioco d’azzardo che risucchia l’anima, rimorsi, sensi di colpa, pedagogie, furie erotiche, primi piani insistiti, occhi di Muccino (un «ragazzo di venticinque anni che si affaccia timidamente nel mondo» – tenero), fotografia (Arnaldo Catinari) degna di grandi registi (fai conto Bertolucci), specie su dettagli delle facce e dei corpi sfiorati dalla luce che li imbellisce; e iconologie vagamente religiose (nel senso di psicologiche, complesse, complessive, forse complessate) fino alla somiglianza magari non voluta del volto del protagonista con quello di un Jesus transatlantico (buono per il grande salto). Un patetismo che ti prende dall’inizio alla fine, non ti lascia un minuto di distensione: speri che prima o poi spunti una Fataturchina a fare felice ‘sto ragazzo che, poveretto, ne deve sopportare troppe. E invece incappa in una quarantenne sposata (Sánchez-Gijón) che di suo non sta bene, ex analista, ex parigina e quasi ex moglie. Così, addìo sogni infantili: Sasha/Muccino (sì Sasha, non trovate che sia un nome fantastico?), tra una partita a poker (con le carte è un mago) e una sexy-frenesia con quella che una volta fu la bambina Benedetta ed ora è una diavolessa confusa (Crescentini), deve arrivare per forza al dunque. Basta svolte romantiche, apprendistati della seduzione e pugni in faccia. Dopo un’ultima punizione (questione di poker), che lo riduce uno straccio sanguinante, eccolo al cospetto di Nicole. Non più cucciolotto, volto sfigurato dalle botte, «Parlami d’amore», le dice (ma forse non dovevamo rivelarlo). Il recupero è compiuto. La musica fa il resto. Un Andrea Guerra in forma sfavillante traduce in pathos multiculturale anche la più invisibile virgola del sentimento. Senza sfoggio, dice.
Franco Pecori
guarda il video dell’intervista
a Silvio Muccino
di Francesco Gatti per Rainews24
14 Febbraio 2008