Senza arte né parte
Senza arte né parte
Giovanni Albanese, 2010
Fotografia Ramiro Civita
Vincenzo Salemme, Giuseppe Battiston, Donatella Finocchiaro, Hassani Shapi, Giulio Beranek, Ernesto Mahieux, Ninni Bruschetta, Mariolina De Fano, Paolo Sassanelli, Sonia Bergamasco, Alessandra Sarno, Chiara Torelli, Giusy Frallonardo, Elena Cantarone, Dante Marmone, Guglielmo Ferraiola.
Nel Salento, il Premiato Pastificio Tammaro chiude. Il padrone, volgare e truffaldino, combina il fallimento con l’apertura di una fabbrica “nuova”, tutta meccanizzata. La squadra di operai dello stoccaggio entra in disoccupazione. Ma Enzo (Salemme), Carmine (Battiston) e Bandula (Shapi) rientrano, in nero, come custodi del magazzino, che ora viene occupato da una collezione di opere d’arte. Infatti Tammaro (Sassanelli) ha allargato l’orizzonte dei suoi traffici dalla pasta ai “capolavori” di artisti contemporanei, opere che si vendono bene ai privati e anche all’asta. Opere autentiche o falsificate, poco importa. L’incontro degli operai con l’arte alquanto misteriosa e, per loro, di incomprensibile valore produce una situazione comica e paradossale. Infatti, con l’aiuto di Aurora (Finocchiaro), moglie di Enzo, e di Marcellino (Beranek), fratello di Carmine, cresce negli operai non specializzati una nuova “coscienza”, per così dire, del valore estetico. Si forma un quintetto di falsari i quali pensano di sbarcare il lunario riproducendo e smerciando in proprio le opere autentiche di artisti famosi e riconosciuti dal mercato. Ma non tutto fila liscio e i falsi artisti rischiano di essere scoperti. Si sviluppa un giochino di finta suspence che non riesce però a modificare l’interesse centrale del film. Albanese, artista egli stesso e alla prima regìa, insiste molto sul tema dell’arte contemporanea, specie la “concettuale”, utilizzando lo stereotipo critico che la mette in ridicolo col solito ritornello del “Che ci vuole? sono capaci tutti”. Curioso, è vero, il cortocircuito dell’incontro “dal basso” con l’Uovo o con la Merda d’artista di Piero Manzoni, col Baco da setola di Pino Pascali, con i Tagli di Lucio Fontana. Ma forse a Carmine, Enzo e Bandula non sarebbe mai venuto in mente di provare a falsificare, per dirne una, un Ritratto di signora van Muyden di Modigliani. Lo stesso film Albanese non avrebbe potuto farlo, per esempio, con le opere di pittori figurativi dell’Ottocento. Resta perciò curiosamente centrale il tema dell’arte-non-arte, trattato ancora una volta – basti ricordare l’Alberto Sordi/Remo Proietti del 1978, in visita alla Biennale con la moglie Anna Longhi/Augusta nell’episodio Le vacanze intelligenti di Dove vai in vacanza? – con semplificazione populista. Comodo il paravento della chiave comica, ma il problema della comprensione dell’arte contemporanea meriterebbe altro trattamento. Ciò senza nulla togliere alla bravura degli attori e in particolare di Salemme, qui più misurato e credibile del solito, né al garbo delle battute con cui la sceneggiatura, di Fabio Bonifacci e del regista, costruisce situazioni a caratteri.
Franco Pecori
6 Maggio 2011