The Eagle
The Eagle
Kevin Macdonald, 2011
Fotografia Anthony Dod Mantle
Channing Tatum, Denis O’Hare, Donald Sutherland, Jamie Bell, Mark Strong, Tahar Rahim, Bence Gerö, Paul Ritter, Zsolt László, Julian Lewis Jones, Aladár Laklóth, Douglas Henshall, James Hayes, Dakin Matthews, Pip Carter, István Göz.
Ah i Valori! E’ un discorso che risale all’antichità. Nel caso del film dello scozzese Macdonald (L’ultimo re di Scozia 2006, State of Play 2009), l’onore di un popolo è rappresentato dall’insegna dell’aquila dorata, vessillo della Nona Legione romana, guidata da Flavio Aquila, e scomparsa nel nulla quando nel 120 d.C. si era spinta fino all’estremo nord del mondo allora conosciuto, in Caledonia – oggi Scozia. Seguendo la traccia del romanzo La legione scomparsa, di Rosemary Sutcliff (oltre un milione di copie vendute), il regista partecipa alla crescita valorosa del figlio di Flavio, Marco Aquila (Channing Tatum, Nemico pubblico, Il dilemma), giovane centurione promosso al comando, per sua scelta, di una sperduta postazione in Britannia. Marco vuole indagare sulle sorti del padre e dei cinquemila soldati che furono ai suoi ordini. Ma l’onore non è solo dei romani. Le zone impervie segnate dal Vallo di Adriano, confine ultimo della civiltà romana, sono popolate da gente combattiva e ribelle, organizzata secondo princìpi diversi ma non per questo meno rispettabili. E’ l’altra faccia della luna, impersonata da Esca (Jamie Bell, Dear Wendy, Flags of Our Fathers, Jumper), orgoglioso schiavo britannico al quale Marco ha salvato la vita in uno spettacolo di gladiatori. Sarà Esca ad accompagnare Marco alla ricerca di Flavio Aquila. Il film, da storico tradizionale si muta strada facendo in avventuroso e quasi fantastico, raggiungendo il culmine della progressione con l’incontro tra i due e i guerrieri del Principe delle Foche (Tahar Rahim, Il profeta). Lo scenario selvaggio e sconfinato accoglie il mistero della storia senza tuttavia lasciare mai il filo dei Valori, che il racconto segue con equa distribuzione di meriti tra i protagonisti. Le ragioni delle due parti, l’imperialismo romano e la dignità della civiltà tribale, si equilibrano in un contest rappresentato con cifra spettacolare non di maniera. Altrettanto realistica l’interpretazione degli attori, bravi a dare sostanza umana al simbolismo di fondo.
Franco Pecori
16 Settembre 2011