I fiori di Kirkuk
Golakani Kirkuk
Fariborz Kamkari, 2010
Fotografia Marco Carosi
Morjana Alaoui, Ertem Eser, Mohammed Zaoui, Mohammed Bakri, Maryam Hassouni
Roma 2010, concorso
Iraq 1988. La dittatura di Saddam Hussein, il genocidio dei Curdi, il dramma di una ragazza araba, laureata in medicina all’Università di Roma e protagonista di una storia d’amore che esalta il ruolo delle donne in un contesto esplosivo come quello che porterà alle conseguenze che tutti conosciamo. Najla (Alaoui) torna in medioriente, a cercare l’uomo che ama, Sherko (Eser), il quale cura i clandestini rifugiati a Kirkuk, 250 chilometri da Bagdad. Najla può vedere il suo uomo solo di sfuggita, ma fa in tempo ad accorgersi della corruzione e del disordine che ne rendono quasi vano il sacrificio. Traffica in medicine scadute lo stesso cugino della donna, la quale deve lottare contro l’ostilità della propria famiglia mentre s’intensifica la resistenza a Saddam. La situazione si fa sempre più complicata. Sherko viene catturato e un ufficiale dell’esercito, Mokhtar (Zaoui), s’innamora di Najla. In un finale drammatico, sarà la donna a decidere del proprio destino. Ha già voltato le spalle alla classe degli aggressori, ora passerà volutamente tra le vittime. Di sapore antico, il cinema dell’iraniano Kamkari indulge al facile montaggio del melodramma: sangue, morti e amore, in uno scenario che vuol essere documentario ma che finisce per fare da sfondo a una storia d’amore contrastato. Apprezzabile tuttavia la valorizzazione del ruolo femminile in un contesto dove solitamente alla donna non viene dato alcun risalto. La musica del film è dell’Orchestra di Piazza Vittorio, nata a Roma, nel quartiere multietnico dell’Esquilino.
Franco Pecori
19 Novembre 2010