Spiderwick le cronache
The Spiderwick Chronicles
Mark Waters, 2008
Freddie Highmore, Mary-Louise Parker, Nick Nolte, Joan Plowright, David Strathairn, Seth Rogen, Martin Short, Sarah Bolger.
Fantasy ma ben ancorato ai sani princìpi della società buona, dove i bambini amano il padre e soffrono se l’uomo di casa si allontana e, quando vengono a sapere che si è messo con un altra, smettono di guerreggiare con la mamma e, piangendo, dichiarano di voler restare con lei. Waters la prende alla larga e comincia dal prozìo, Arthur Spiderwick (Strathairn), nella cui casa ormai da tempo in disuso si trasferisce da New York (vivere nella metropoli costa troppo) la famigliola di Helen (Parker), abbandonata dal marito, con tre figli, i gemelli Jared e Simon (doppia parte per Highmore) e la loro sorella più grande, Mallory (Bolger). Accadono cose strane in quella casa. Jared scoprirà ben presto un libro “proibito”, che racchiude segreti vitali per la sopravvivenza di tutti. Lo ha compilato tanto tempo prima appunto lo zio Arthur, è una Guida pratica al Mondo Fantastico che nessuno normalmente può vedere. Jared dovrà superare molti ostacoli, alcuni anche orribili, compresa l’incredulità della mamma e della sorella (Simon si mantiene almeno inizialmente agnostico). Trasgredisce l’avvertenza lasciata dalla zio, di non aprire il libro, e si trova a dover combattere con esseri magici e dall’aspetto spaventoso, soprattutto un orco ferocissimo. Tutti vogliono impadronirsi del libro. Il concetto è che, per vivere in pace la vita, bisogna non essere in contrasto con tutto ciò che della vita è “nascosto”. Attenzione, dice il film (e lo dicono Holly Black e Tony DiTerlizzi, autori dei libri delle Cronache di Spiderwick), il mondo non è soltanto materiale, c’è una dimensione fantastica che è bene considerare con ottimismo. Al limite, contro il male nascosto, può bastare un semplice sughetto di pomodoro, da consumarsi in cucina. Lo vediamo, il pomodoro: salverà tutta la famigliola dall’assalto dell’orco. L’armamentario degli effetti speciali, ricco e divertente (a tratti un po’ troppo minaccioso, forse, per gli spettatori più piccini), ci introduce in una dimensione magica che, tutto sommato, rischia di farci dimenticare che il vero cattivo è quel marito che si permette di lasciare la moglie da sola con i suoi tre figli. Ma poi rientriamo in noi e la morale della favola possiamo coglierla facilmente.
Franco Pecori
21 Marzo 2008