Juno
Juno
Jason Reitman, 2007
Ellen Page, Michael Cera, Jennifer Garner, Jason Bateman, Allison Janney, J.K. Simmons, Olivia Thirlby, Rainn Wilson, Candice Accola, Cameron Bright, Daniel Clark.
Festa del Cinema di Roma: Marco Aurelio al miglior film.
Un linguaggio talmente schietto e diretto da sembrare ingenuo. Ma sprigiona un umorismo irresistibile e allora è chiaro che il modo di fare di Juno (Page), quel suo parlare per codici adolescenziali non è il semplice specchio, la riproduzione standard del sistema di vita dei sedicenni d’oggi. Lei non è una ragazzina qualunque, lei utilizza il codice consapevolmente, con ironia e sarcasmo. Ogni battuta denuncia un secondo livello di senso, un’allusione a “come va il mondo”. Per fortuna, il papà e la matrigna la capiscono, pur non tralasciando di interpretare il ruolo di educatori, di custodi della morale. E così, quando Juno rivela loro di essere incinta dopo un rapporto col suo amico Bleeker (Cera), la cosa si risolve in una breve scena “convenzionale”. La capacità di osservazione e di critica che la ragazzina ha verso il contesto dà un primo frutto sostanzioso al momento dell’impatto con l’associazione che aiuta le giovani nella condizione di Juno. Basta uno sguardo al banco dell’accettazione e Juno decide che l’aborto, in quelle condizioni, non fa per lei. Qui notiamo bene il merito della regìa. Il canadese Reitman (Thank you for smoking) la pensa esattamente come la protagonista, assume il suo “sguardo” e ci fa cogliere al volo lo spirito delle situazioni, senza che siano necessarie sottolineature. E’ per questo che le battute risultano folgoranti e simpatiche. La mossa successiva di Juno ci porta a conoscere da vicino un’altra realtà, complementare – in un certo senso – al caso della sedicenne incinta. Ma anche qui, niente sociologismi. Il quadretto della coppia benestante in attesa di un bimbo da adottare si anima di vita vissuta per il fatto stesso di veder arrivare il ciclone Juno. Un vento, si badi, tutt’altro che ultraprogressista, alimentato anzi da un’istanza di fondo decisamente legata alla conservazione del nocciolo più duro della visione tradizionale dell’amore: autenticità e sincerità, voglia di sentimenti “sani” e “regolari”. Infatti, Juno si arrabbia moltissimo quando capisce che il futuro padre adottivo non è che un giovanotto con la chitarra, un pubblicitario-musicista-velleitario, ed è anche sul punto di lasciare la moglie. E realizza pure che Bleeker non è poi così poco “virile”, è invece un bravo ragazzo, al quale si può dire «Sono innamorata di te». Dite che lui dirà di no? Ma allora, non vi siete divertiti!
Franco Pecori
4 Aprile 2008