The Old Oak
The Old Oak
Regia Ken Loach 2023
Sceneggiatura Paul Laverty
Fotografia Robbie Ryan
Attori Dave Turner, Ebla Mari, Claire Rodgerson, Trevor Fox, Chris McGable, Col Tait, Jordan Louis, Chrissie Robinson, Chris Gotts,Jen Patterson, Arthur Oxley, Joe Armstrong, Andy Dawson, Maxie Peters.
Non serve attendere, basta buttare l’occhio già sulle prime immagini per avere la certezza che la Televisione sia lontana, assente. No Fiction né “servizio” Tg. E nemmeno il dibattito (talk show) potrà esservi. Né supereroi sostitutivi, né allusività erogene. La sostanza del racconto potrà essere anche variabile, rispetto alla differenza/diversità dello sguardo (la sensibilità dello spettatore, la sua cultura), ma la “distanza” del linguaggio dal Reale impedirà da subito di scambiare la Vecchia Quercia di Loach per un manifesto di finzione “tratto da una storia vera”. È quel che disturberà, senza grandi spiegazioni, l’attitudine dello spettatore assuefatto al concetto di Serie elettronica nel commisurare il proprio (drammatico) impoverimento immaginario con la ricchezza di senso della scelta espressiva (sostanza del contenuto compresa) operata dall’antico (17 giugno 1936) regista britannico. Se tutto questo vi sembrasse imbarazzante, andate a cambiare canale a casa vostra. Il cinema, a volte, si toglie delle soddisfazioni. Loach non pensa e non accetterebbe di accomodare alcuna situazione “scritta” illustrandola secondo prevedibilità. L’inquadratura e il suo montaggio è funzionale a un’interdipendenza formale che lega lo stile al procedimento, mai seguendo lo stereotipo narrativo. Ciascun momento della sequenza ci fa mai il “favore” di esservi, non va a riempire una casella confermativa e lo spettatore fruisce il flusso di una continua suspense, non tanto dell’esito del procedere bensì nella coerenza formale relativa al concreto ritaglio, al singolo ciack staremmo per dire, nel rispetto di un umanesimo di radice storica: non un ideale illustrato per convenzione, ma la rilevanza di situazioni emergenti secondo la razionalità materiale, storica. Mai nel cinema della Vecchia Quercia Loach il senso si precostituisce e si esaurisce a livello di scrittura (sceneggiatura); né il tessuto figurativo rincorre il piano della prevedibilità formale. Certo i poveri sono poveri e gli odi e le simpatie vivono di antropologia e materialismo (storico), ma nulla è mai scontato, nulla si lascia prescindere da una conseguenza di vita sul set, non essendo il cinema un pezzo di vita di “celluloide”, o di confezione elettronica. Non possiamo, anche volessimo, cancellare la povertà e la sofferenza, cioè l’ingiustizia, di cui si nutre – come da veleno – il sangue dei personaggi. La Vecchia Quercia del film, il pub in disuso di un piccolo centro minerario nel nordest inglese, soffre di sintomi mortali che l’avvento di nuovi giorni gli ha “regalato”. Lo scenario è immodificabile, lo dice la storia raccontandolo ai poveri lavoratori attraverso l’evidenza delle cose e dei fatti, soprattutto delle persone nuove che si presentano, senza colpa; e colpevoli, se si ragiona, “inviati” quali sono da un mondo altro e da valide sofferenze (ingiustizie) confrontabili. Il vecchio pub perde i connotati, non riconosce allo specchio i nuovi che arrivano, rifugiati siriani, gente da un altro mondo. TJ Ballantyne (Dave Turner) rischia di non fargliela a mirare fino in fondo al “mondo migliore”. Il capitale se ne sbatte se lui perde la speranza. Accogliere, respingere: l’orizzonte è stretto. Gli scioperi degli anni Ottanta sono fotografie appese al muro. Eppure, il negativo non è, non può essere totale, non solo perché il film si svolga ma perché la storia umana non potrà non recuperare un senso. La stessa presenza tra i siriani della giovane fotografa Yara (Ebla Mari) potrà togliere il nero all’orizzonte. Lei ha girato il mondo, ha imparato l’inglese e sa come mettere insieme, configurare gli scatti anche lontani tra sé; purché non si resti alla speranza e si proceda con il recupero della coscienza che il lavoro non è un frutto della natura e non si compra al supermercato. Non resta che organizzarsi, come anche sul set di un film, di un film di Loach. Da Cannes 2023.
Franco Pecori
16 Novembre 2023