La complessità del senso
29 09 2023

Un weekend da bamboccioni

film_unweekenddabamboccioniGrown Ups
Dennis Dugan, 2010
Fotografia Theo van de Sande
Adam Sandler, Kevin James, Chris Rock, David Spade, Rob Schneider, Salma Hayek, Maria Bello, Maya Rudolph, Jamie Chung, Norm MacDonald, China Anne McClain, Tim Meadows, Joyce Van Patten, Steve Buscemi.

L’omologazione dei costumi, dei modi di vivere, di pensare e di immaginare, cioè del sistema di valori sociali in atto non è materia da affrontare tanto alla leggera. Perciò il “filmetto” a volte non è “filmetto”. Questa commedia di Dugan, regista che ha già scelto più volte Sandler per i  propri film (Un tipo imprevedibile, Big Daddy, Zohan) disegna una griglia comportamentale molto ben definita. I personaggi obbediscono in maniera rigida ciascuno al proprio modello “storico” (non nato dal nulla), su di una traccia di probabilità così stretta da non lasciare molto spazio alla fantasia. Ad ogni sequenza e persino ad ogni dettaglio il film non fa che rafforzare i contorni dei protagonisti, tanto che il divertimento consiste più che altro nella verifica delle “coincidenze” e nel compiacimento per la soddisfazione delle aspettative. Lenny/Sandler, Eric/James, Kurt/Rock, Marcus/Spade e Rob/Hilliard, formarono da ragazzi un bel quintetto di cestisti, portati al trionfo nel torneo giovanile di basket dal coach che insegnò loro anche una filosofia di vita: giocate sempre così e non avrete rimpianti. Dopo trent’anni, il vecchio allenatore muore e il quintetto si riunisce per disperderne le ceneri. Ci sono anche le mogli e i figli. Il cast al completo è di levatura ragguardavole, degno di un film impegnativo. Tutti stanno bene nei ruoli, la sequela di gags e battute non ha soluzioni di continuità, la sceneggiatura fila via come da manuale. Si capisce che col passare degli anni la vita chiederebbe a tutti una maggiore consapevolezza, ma si vede anche che la tentazione di restare sulla soglia, di resistere in un’attesa “felice” spesso prevale. E si fa fatica a crescere. Ci sarebbe da stare poco allegri: il quadro di una generazione “bloccata” in una sorta di nostalgia infantile e narcisistica non trasmette ottimismo. Ma Dugan, con Sandler e compagnia, rimedia. Stampa un sorriso sulla bocca di tutti, grandi e piccini, uomini e donne, come in una famiglia autoreggentesi e indulgente  verso i propri difetti: a mezzaria, si direbbe, come in un paradiso ritrovato e mantenuto nell’ingenuità.

Franco Pecori

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1 Ottobre 2010