Isola 10
Dawson, Isla 10
Miguel Littin, 2009
Fotografia Miguel Ioan Littin
Benjamín Vicuña, Cristián de la Fuente, Pablo Krögh, José Bertrand, Sergio Hernández, Luis Dubó, Matias Vega, Horacio Videla, Alejandro Goic, Caco Monteiro, Andres Skoknic, Elvis Fuentes, Pedro Villagra, Jose Martín.
Roma 2009, concorso.
A 36 anni dal golpe di Pinochet, il cileno Littin (La tierra prometida, 1972, Actas de Marusia: Storia di un massacro, 1976, Alsino y el Cóndor, 1983, La ultima luna, 2005)) rielabora nella memoria il drammatico periodo del campo di concentramento sull’isola di Dawson (Stretto di Magellano) dove furono costretti ministri, deputati e dirigenti dell’Unidad Popular. Il dolore per la sconfitta di Allende e del disegno di una società socialista è ancora oggi vivo. Il film trasmette un sentimento di profonda amarezza mista a rabbia per le ingiustizie (e torture) subìte. Littin si rifà al libro dell’ex ministro Sergio Bitar (Vicuña), Isla 10, scritto ad Harward dopo la liberazione. I prigionieri si aiutano l’un l’altro per sopportare la prigionia e la violenza esercitata su di loro dai “cani da guardia” della dittatura. La regia sembra non aver bisogno di “aggiornamenti” stilistici, quasi che Littin volesse riaffermare la validità di un cinema anni Settanta non ancora morto. La figura di Allende appare in pezzi di documentario che si fondono senza contraddizione stilistica con il “diario di un prigioniero di guerra” e il tempo trascorso fino a noi si azzera in una provocazione politica: «Passato, presente e futuro – dice l’autore – costituiscono una sola verità». E «La memoria non si restaura, si risveglia».
Franco Pecori
17 Giugno 2011