Ricordi?
Ricordi?
Regia Valerio Mieli, 2017
Sceneggiatura Valerio Mieli
Fotografia Dario D’Antonio
Attori Luca Marinelli, Linda Caridi, Giovanni Anzaldo, Camilla Diana.
Premi Venezia 2018, Giornate degli Autori: Menzione speciale
Valerio Mieli: «Una lunga storia d’amore, raccontata però sempre solo attraverso i ricordi». Luca Marinelli quasi nei panni di un Nanni Moretti, senza ironia e assente la Politica. Non l’educazione ricevuta, non il peso delle idiozie altrui da sopportare di malavoglia, nessuna prospettiva di cambiamento. L’unica ristrutturazione possibile sembra essere, o essere stata, quella della casa di famiglia, dove si è cresciuti e da cui vengono i ricordi più antichi. Le immagini? il reticolo dei generi non protegge, a Valerio Mieli non interessa, l’autore – Fellini non assente – punta direttamente al pozzo profondo dell’ispirazione, rischia il Tutto per Tutto. A questo livello, però, l’Addio al linguaggio (2014) è l’atto estetico più difficile da ignorare, ormai. Troppo difficile. Il discorso si fa necessariamente drammatico quando, sul filo di confine tra rappresentare e raccontare, il confronto visione-narrazione finisce in un duello all’ultimo sangue. Si fronteggiano il Dentro e il Fuori. Lui (Marinelli) e Lei (Linda Caridi) vivono di sincronie (ma tutti noi, ovvio). Il loro incontro – se vogliamo, è amore – prende sostanza dall’accumulo di retrosensazioni e retropensieri che i due giovani (quasi maturi) non riescono a trattenere nel deposito fruttifero della memoria, banca di cui ciascuno al mondo è titolare. No. Ad ogni occasione, triste e malinconica (specie Lui) o sorridente e “fresca” (Lei), la connessione entra a cancellare (anche se può sembrare il contrario, questo è il punto) lo spessore del tempo e il senso dei sentimenti; e soprattutto prende forma di dialogo, si ri-formalizza in maniera irrimediabile, segnando una via di non-ritorno che uccide la progettualità del vivere. Questo senso del film, ha la forma di un montaggio (Desideria Rayner) fluido e orizzontale, una sfida continua alle minaccia drammatica; montaggio che ruba sostanza alle inquadrature molto fisiche dei corpi e degli ambienti. Il risultato è una “storia d’amore” virtuale, allusiva verso fughe impossibili, non più da se stessi e dai propri sentimenti quanto dalla traduzione della tradizione in possibilità estetiche altre. Insomma in un passo della regia per una fuga dal Profondo a vantaggio della Storia.
Franco Pecori
21 Marzo 2019