L’età barbarica
L’âge des ténèbres
Denys Arcand, 2007
Marc Labrèche, Diane Kruger, Sylvie Léonard, Caroline Nérton, Rufus Wainwright, Macha Grenon, Emma De Caunes, Didier Lucien, Rosalie Julien, Jean-René Ouellet, André Robitaille, Hugo Giroux, Thierry Ardisson, Laurent Baffie, Bernard Pivot.
I barbari, poi le tenebre. Il titolo originale definisce più direttamente le conseguenze del Declino dell’Impero Americano (1985) e delle Invasioni barbariche (2003). Il mondo medio-intelligente e medio-evoluto di Arcand somiglia in un certo senso a quello dei Simpson, ma senza “perdono”. Gli errori e le svagatezze, della vita reale e di quella immaginaria (o suppletiva), sono irreparabili. L’amarezza, più che fatale, è storica. Il divertimento è sarcastico e irresistibilmente a-benefico. Jean-Marc (Labrèche), uno qualsiasi, ha una scrivania nell’ufficio governativo del Quebec, dove approdano i lamenti dei singoli insoddisfatti della vita sociale. Nessuno meno adatto di lui a consolare la gente. La moglie Sylvie (Léonard), d’altra parte, non è adatta a consolare lui, preferisce vendere case. La figlia adolescente gioca col video, sbuffa “che palle” e fa sesso orale con l’amichetto. Jean-Marc non sa più dove guardare, il traffico è violento, i mezzi pubblici sono infrequentabili, sempre più numerosi i malati di tumore, l’Artico si scioglie, le donne più pimpanti hanno visto 60 volte Il Signore degli Anelli. E via dicendo. Così, Jean-Marc si rifugia nell’immaginario. Ma trova “verità” anche più spietate, entra in un Medioevo mitico quantomai attuale, guerra santa agli infedeli, tornei a eliminazione diretta, amori al prezzo della vita e una gran confusione di intenti. E intanto Jean-Marc ha la madre in ospedale, senza più speranza, senza nessuno a cui chiedere sollievo. La tentazione è di farsi da parte e mettersi in riva al mare. Durerà? Lo stile di Arcand è perfettamente connaturato con il suo cinema, commedia-saggio e saggio-commedia, con picchi di umorismo disperato che suonano come provocazioni intollerabili per chiunque sia convinto di poterne fare a meno. Stride, il cinema di Arcand, contro i manufatti da classifica. Ma così dev’essere se può essere.
Franco Pecori
7 Dicembre 2007