The Reader – A voce alta
The Reader
Stephen Daldry, 2008
Kate Winslet, Ralph Fiennes, David Kross, Lena Olin, Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Karoline Herfurth, Volker Bruch, Hannah Herzsprung, Linda Bassett, Susanne Lothar, Matthias Habich, Jeanette Hain, Moritz Grove, Max Mauff, Claudia Michelsen, Jürgen Tarrach, Vijessna Ferkic.
Berlino 2009, fc. Golden Globe 2009: Kate Winslet atrnp. Oscar 2009: Kate Winslet atr. Efa 2009: Kate Winslet atr.
Imparare a leggere. Germania, anni Cinquanta. Michael (Kross), il giovane studente che, a letto prima o dopo l’amore, legge ad alta voce Omero (Odissea), Mark Twain (Le avventure di Huckleberry Finn) e Cechov (La signora con il cagnolino) alla donna più grande il doppio di lui è convinto di farlo per un esercizio estetico e si compiace dell’intima fusione di piacere trasgressivo e culturale, fuori dalla scuola e lontano dai genitori. L’incontro con Hanna (Winslet) è stato casuale e fulmineo, per un malessere del ragazzo proprio sul portone di casa di lei. La donna lo ha soccorso amorevolmente come una madre, poi il rapido sviluppo di un’intesa irresistibile. E quella richiesta quasi provocatoria della lettura: «Preferisco che sia tu a leggere». Può sembrare la rappresentazione di un sogno erotico adolescenziale, tanto che improvvisamente Hanna scompare, come per un invito a Michael a tornare alla realtà. Senonché il ragazzo, passato all’università e seguendo per un seminario le fasi di un processo sui crimini del nazismo, ritrova proprio Hanna tra gli imputati, lei che da ex capò, si rese responsabile della morte di trecento donne. Michael rimane sconvolto. Hanna viene condannata all’ergastolo. La rivedrà dopo 20 anni, all’uscita dal carcere, in tempo per venire a sapere che, analfabeta, ha da lui imparato a leggere. L’Anno Zero della Germania sembra non finire mai. Il bestseller di Bernhard Schlink, A voce alta (1998), da cui il film, è stato tradotto in 40 lingue. La ferita dell’Olocausto sanguina ancora coinvolgendo il rapporto tra generazioni ormai lontane. L’inglese Daldry (Billy Elliot, 2000, e The Hours, 2003) rischia, trasferendo il romanzo al cinema, di lasciar prevalere la componente romantica su quella della riflessione politica. Ma la sua esplicita tendenza a muoversi sul filo del sentimentale/intellettuale, già espressa con successo specialmente nel 2003, lo salva dall’estetismo e, insieme, dalla riduzione del racconto a film per dibattito. Merito inscindibile dalla bravura della Winslet e di Fiennes, capaci di trattenere nei propri “corpi” il mistero, prolungato nel tempo, di una proiezione interna, necessaria, del destino dei singoli nella durata dell’esperienza. Non per niente The Hours ha fruttato l’Oscar alla Kidman (parte di un terzetto delle meraviglie, con Julianne Moore e Meryl Streep). E questa Winslet pare anche più convincente che non nella scontata e un po’ compiaciuta “lettura” degli anni Cinquanta in Revolutionary Road (con Di Caprio).
Franco Pecori
20 Febbraio 2009