Oltre le regole – The Messenger
The Messenger
Regia Oren Moverman, 2009
Sceneggiatura Oren Moverman, Alessandro Camon
Fotografia Bobby Bukowski
Attori Ben Foster, Woody Harrelson, Samantha Morton, Jena Malone, Steve Buscemi, Eamonn Walker.
Premi Berlino 2009: Alessandro Camon sc.
Ferito in Iraq e uscito dall’ospedale, il sergente Will Montgomery (Foster, Quel treno per Yuma, Alpha Dog, 30 giorni di buio) deve ancora affrontare la prova più difficile. L’eroe di guerra, non più valido per la prima linea, riceve l’incarico di notificare le vittime alle famiglie. L’esercito degli Stati Uniti prevede una procedura rigida. La notizia va data al famigliare indicato con le parole esatte della formula, tono distaccato e nessun contatto fisico con le persone. Già stressato dall’esperienza di combattente, Will deve prepararsi a superare le difficoltà psicologiche che il nuovo compito comporta. Deve affiancare un ufficiale più anziano di lui, il capitano Tony Stone (Harrelson, La sottile linea rossa, Non è un paese per vecchi, 2012), il quale gli insegna la dura legge della triste formalità. Rispettare le regole, a difesa di una dignità che va oltre il dolore personale, in un disegno che riguarda il sacrificio di tutti. Il compito rivelerà i suoi lati drammatici, ma i due uomini hanno anche uno spirito ironico, che emerge proprio dalle situazioni più impegnative. Man mano si colma la distanza tra il rigido dovere militare e la condizione reale, il dolore e la vita quotidiana delle persone colpite negli affetti più cari. Così come genitori e parenti reagiscono in diverso modo all’impatto con la morte notificata, anche i due “messaggeri” in divisa si aprono man mano alla stessa percezione dei propri sentimenti, si confrontano, si confessano, si criticano senza più reticenze, si mettono in gioco come uomini. Ed è qui che il film allarga il senso del racconto a temi più ampi e profondi, oltre le regole iniziali, decostruendo il genere pur mantenendo la misura, la discrezione che sottolinea l’emotività di certi momenti senza oltrepassare la linea intima dei caratteri e delle visioni individuali. Tre i momenti esemplari, la reazione straziante del padre di una delle vittime (pezzo di bravura di Buscemi), la delicata fioritura del sentimento tra Will e la giovane vedova (Morton) di un caduto, il dialogo rivelatore di umanità tra il sergente ormai esperto di nuove sofferenze e il suo ruvido capo il quale finalmente ammette di avere bisogno anch’egli di guardarsi dentro. La sceneggiatura, premiata con l’Orso d’Argento a Berlino, è perfetta soprattutto nella prima parte e fino al sottofinale, dove invece indulge un po’ nella sottolineratura del senso. Tuttavia il film conserva il suo valore artistico. Bravissimi gli attori.
Franco Pecori
16 Aprile 2010