Meduse
Meduzot
Etgar Keret & Shira Geffen, 2007
Sarah Adler, Tsipor Aizen, Bruria Albek, Ilanit Ben-Yaakov, Assi Dayan, Miri Fabian, Shosha Goren, Tzahi Grad, Johnathan Gurfinkel, Amir Harel, Tami Harel, Zaharira Harifai, Yitzhak Hizkiya, Dror Keren, Etgar Keret, Noa Knoller, Nicole Leidman, Naama Nisim, Gera Sandler, Shalom Shmuelov, Amos Shoov, Yali Sobol, Liron Vaisman.
Cannes, Caméra d’Or
Cinema di poesia. Fare il film più che “eseguire” la sceneggiatura. Niente di speciale: tutto ciò che succede è in stretto, nativo, rapporto con le immagini. Etgar Keret, scrittore di successo della nuova generazione israeliana (Tel Aviv, 1967), fonde, nei suoi racconti dolorosi amari pieni di umorismo e di senso della morte, realtà e fantasia quasi senza “darlo a vedere”, quasi la scrittura fosse, come dev’essere, il vero autore, l’unico. E dandosi al cinema (in coppia con Shira Geffen), il regista traduce il criterio autoriale incoraggiando al massimo una sorta di intimità tra i materiali del film e le sequenze che da questi scaturiscono. Sicché Meduse non è la “rappresentazione” di un mondo ma è un mondo che si rappresenta. Il contrario di una “presa diretta”. Il valore estetico del film si può misurare nell’inadeguatezza, questa sì speciale, di ogni sinossi che volesse riassumere il piano narrativo. Il “racconto” è insito nel progetto cinematografico e, per una sorta di paradosso interno al film, produce varianti di pari passo alle variazioni sceniche, in un’espansione creativa emozionante. Soli e bisognosi di affetto, i personaggi si scambiano le loro sensazioni in un travaso “rivelato” e non risolto in “vita vissuta”. Notevolissima la capacità di Keret e Geffen di lasciar emergere caratteri e modi dal contesto senza perciò trasformarli in tipicità, rendendoli anzi astratti e “indefinibili”, come la stessa città di Tel Aviv, luogo ideale di una semiosi concreta. Premiato a Cannes con la Caméra d’Or, il film è presentato in Italia da Nanni Moretti.
Franco Pecori
16 Novembre 2007