Funeral party
Death at a funeral
Frank Oz, 2007
Matthew Macfayden, Rupert Graves, Keely Hawes, Daisy Donovan, Alan Tudyk, Peter Dinklage, Jane Asher, Ewen Bremner, Peter Egan, Kris Marshall , Andy Nyman, Alan Tudyc.
Locarno, Premio del pubblico.
Il morto? Nella cassa o fuori? Più fuori che dentro. Il titolo originale rende l’idea meglio della traduzione italiana. Già in In & Out (1997) il regista inglese aveva usato la chiave del disvelamento dell’ omosessualità per rompere il pensiero medio (la storia di un attore che riceve l’Oscar per l’interpretazione di un soldato gay e, in Tv, fa il nome del suo ex insegnante, distruggendone la vita nella tranquilla cittadina di provincia amaricana); e ora spinge più forte sul tasto dell’ironia, nella costruzione spietata e feroce di un “quadro di famiglia” che ha l’aria di essere più “universale” di quanto sembri a prima vista. Ad un avvio “standard”, simpatico e spiritoso, sull’arrivo dei parenti del morto per la celebrazione del funerale, segue una progressione inarrestabile di situazioni comiche e “sgradevoli” che man mano confluiscono in un paradosso acido, mal digeribile dalle persone “perbene” quali sono i componenti della famiglia del defunto. Un morto omosessuale? Tra gli ospiti c’è un estraneo, nano (Dinklage), che ha delle foto da mostrare, o meglio minaccia di mostrarle a tutti se non verrà soddisfatta la sua richiesta di soldi. Stupore e disperazione dei due fratelli, figli del defunto, Robert (Graves) scrittore di (forse immeritato) “successo” e Daniel (Macfayden) aspirante scrittore frustrato dalla “gloria” di Robert, i quali realizzano di essere accomunati in un bel pasticcio. Ma per loro è provvidenziale la strana presenza di certe pillole allucinogene, che entrano in gioco per vie traverse e “casuali” (la droga, chi l’avrebbe mai detto?). Sì, c’è anche un parente sperimentatore di eccessi. Ne resta vittima, stressato al limite della nudità e del tentativo di suicidio, Simon (Tudyk), fidanzato della cugina (Donovan) di Daniel: gli viene somministrata per errore una dose per lui, sempliciotto e digiuno di trasgressioni, a dir poco nociva; ma soprattutto ne fa le spese il nano, perfido e omosesuale (!). I due fratellini ne approfittano per trovare l’accordo, la via d’uscita. E si va al finale, subdolamente appacificante. Daniel, che non sarebbe mai riuscito, presente l’osannato Robert, a pronunciare un passabile elogio funebre del padre, si toglie una bella soddisfazione, riscattando con parole semplici e dirette l’umanità del trapassato; e la Morte (Death), che aveva occupato la scena tutt’intorno alla bara, sembra dileguarsi con sollievo generale. Ma forse non è andata proprio via. Meritato il riconoscimento del pubblico al festival di Locarno.
Franco Pecori
21 Settembre 2007