Bastardi senza gloria
Inglourious Basterds
Regia Quentin Tarantino, 2009
Sceneggiatura Quentin Tarantino
Fotografia Robert Richardson
Attori Brad Pitt, Mélanie Laurent, Christoph Waltz, Eli Roth, Michael Fassbender, Diane Kruger, Daniel Bruhl, Til Schweiger, Gedeon Burkhard, Jacky Ido, B. J. Novak, Omar Doom, August Diehl, Sylvester Groth, Martin Wuttke, Mike Myers, Julie Dreyfus, Samm Levine, Paul Rust, Michael Bacall.
Premi Cannes 2009: Christoph Waltz, at. Oscar 2010: Christoph Waltz, atnp.
Tarantino continua a divertirsi con le terribili liste del suo immaginario, di persone da uccidere: un traditore (Le jene, 1992), un killer capo banda (Kill Bill, 2003), tre belle ragazze innocenti (Grindhouse, 2007). E ora i nazisti. C’è sempre una carneficina, accompagnata da un’eleganza formale, una sfrontata disinvoltura nel montaggio, nel ritmo, nei riferimenti culturali interni al cinema. Idolo di cinefili, Tarantino sembra sfidarli nella valutazione dell’opera, sul filo del ri-conoscimento e della ri-evocazione di fantasmi da disseppellire e ri-utilizzare in un gioco intenzionalmente popolare. E dunque elitario. I nazisti nella Francia occupata, durante la seconda guerra mondiale, compongono la lista più recente. Sono nella mente di una squadra di “bastardi”, soldati ebrei americani comandati da Aldo Raine (Pitt), assetati di sangue nemico. Alla lettera, quanti più scalpi da riportare (uno della squadra preferisce la mazza da baseball). I ragazzi si sono dati il compito di ammazzare tutti i nemici che possono incontrare. Per questo si sono paracadutati in Francia. La presentazione del nemico tipo avviene in una tesa scena iniziale, stile western – l’omaggio è al regista di western italiani Enzo G. Castellari, pseudonimo di Enzo Girolami – (Quel maledetto treno blindato s’intitolò negli Usa The Inglorious Bastards, 1977). Hans Landa (Waltz), colonnello delle SS, scova una famiglia di contadini nascosta in una fattoria. Con l’orribile gentilezza del segugio sopraffattore il “cacciatore di ebrei” convince il padrone a fare la spia. Le persone nascoste vengono massacrate freddamente. Fugge e si salva soltanto Shosanna (Laurent). La giovane, stabilitasi a Parigi, erediterà una sala cinematografica. Il luogo è ideale per la metafora del cinema che salva il mondo. Proprio la sala di Shosanna (Tarantino non si fa mancare riferimenti a Leni Riefenstahl, a Pabst e battute come: «Noi francesi amiamo il cinema, anche quello tedesco») viene scelta nientemeno che da Goebbels (Groth) per la proiezione di un documentario di propaganda. Vi assisteranno i principali esponenti nazisti, compreso Hitler (Wuttke). I Bastardi si accordano con l’attrice Bridget von Hammersmark (Kruger) per un micidiale tranello, non sapendo nemmeno che la stessa Shosanna ha in mente di far esplodere tutto e tutti sul finale del film. Ha preparato per questo, insieme al suo proiezionista “negro” (!), uno spezzone da inserire nella pellicola: è il suo volto in primo piano, la “Grande Faccia” che ride. Anche al cinema si perdona la violenza se serve a liberarci dal Male? Probabilmente è un interrogativo sbagliato. Nasce però dalla presa d’atto delle intenzioni del regista, di essere, com’egli dice, «il più realista possibile». Certo la ferocia dei Bastardi (la descrizione delle scene più truci indebolirebbe il concetto) non è da meno di quella del “cacciatore” nazista. Il quale infatti avrà il fatto suo appunto da Aldo. La carica di utopia in Bastardi senza gloria è almeno pari alla valenza estetica del lavoro sul cinema che Tarantino prosegue imperterrito, noncurante dei possibili risvolti paradossali, proprio sul versante culturale.
Franco Pecori
2 Ottobre 2009