Transformers: La vendetta del caduto
Transformers: Revenge of the Fallen
Michael Bay, 2007
Fotografia Ben Seresin
Shia LaBeouf, Megan Fox, Kevin Dunn, Julie White, John Turturro, Rainn Wilson, Isabel Lucas, Josh Duhamel, Tyrese Gibson, Hugo Weaving, Frank Welker, John Benjamin Hickey, Ramon Rodriguez, Matthew Marsden, Michael Papajohn, Samantha Smith, Jonathon Trent.
Bay approfitta del successo del primo Transformer e non rottama il giocattolo. Ricicla la ferraglia. La rianima, la moltiplica, la ingigantisce. Poi, forse per paura dell’eccessivo intasamento di macchine miracolate dal digitale, “umanizza” il racconto con una mistura dolciastra e umoristica al caramello, chiamando ancora in soccorso LaBeouf, chiedendogli il miracolo di immunizzare i più giovani spettatori dall’orribile e frastornante violenza degli scontri. Così, proprio mentre Sam si appresta a lasciare la ragazza (ma non se ne libererà facilmente) i genitori, mamma e papà ultraprotettivi ma innocui, e a partire per il college, ecco ritornare l’incubo dei buoni e dei cattivi e delle ultime sorti del mondo. Con il primo Transformer sembrava tutto risolto, Optimus Prime aveva vinto su Megatron. Ma i “pacifici” Autobots non hanno di che stare tranquilli. I Decepticons, tanto per dare soddisfazione al botteghino, ritornano più agguerriti che mai. Si rivà all’indietro fino a 4 miloni di anni fa, affinché tutti possano rendersi bene conto di come sia andata la storia. Quindi, per continuare a dare il senso dell’Antichità, ci si sposta in Egitto con tutto l’armamentario di ferro e fuoco – svolazzano i reattori da guerra americani, gli elicotteri incrociano la zona delle operazioni e sembra di stare in Iraq (però qui altro che democrazia da salvare!). Poco importa che le millenarie testimonianze della civiltà, piramidi e simili, vadano in frantumi. È in gioco la salvezza della Terra. Dopo la prima ora, lo scompiglio e il miscuglio di personaggi e di elementi narrativi è tale da lasciare sbalorditi. Mentre Torturro nei panni dell’agente Simmons cerca affannosamente e invano di darsi un contegno da eroe “vissuto”, profusione di mezzi e reiterazione di “meraviglie” trasformistiche saturano completamente la scena. Anzi, diremmo lo schermo. E non c’è spazio per un minimo di riflessione. Inchiodati dalla paura del cataclisma meccanico e dell’alienazione robotica, facciamo fatica, dopo altri 87 minuti di cozzi metallici, a intuire il nostro destino di umani.
Franco Pecori
26 Giugno 2009