1917
1917
Regia Sam Mendes, 2019
Sceneggiatura Sam Mendes, Krysty Wilson-Cairns
Fotografia Roger Deakins
Attori George MacKay, Dean-Charles Chapman, Mark Strong, Richard Madden, Claire Duburcq, Colin Firth, Benedict Cumberbatch.
Premi Golden Globe 2019: Film drammatico e regia.
Alta Francia, 1917, Prima Guerra Mondiale. Non lontano da Calais, gli eserciti britannico e tedesco si fronteggiano. È guerra di posizione. Si combatte da una trincea all’altra, in mezzo è la “Terra di Nessuno”. Fucili e cavalli morti, grandi buche scavate dalle bombe, topi e cadaveri ovunque, cannoni e primi carri armati, piccoli aerei. Molta fatica, fame e privazioni, sangue. Poi, i nonni racconteranno ai nipoti, i pochi rimasti. In grande, gli ideali, l’onore delle nazioni, l’Austria e la Serbia, il gesto simbolico, il rovinoso espansionismo, l’incubo, a breve, di un futuro ancora peggiore. E da vicino, Alfred H. Mendes, piccolo caporale di 19 anni, scelto per la sua bassa statura come messaggero del Fronte Occidentale. Divenuto nonno, Alfred trasmetterà la propria esperienza diretta al nipote Sam: il coraggio di attraversare la Terra di Nessuno, sapendo di poter cadere bersaglio del nemico, per una parola da consegnare. A quasi un secolo di distanza, Sam, regista circondato da guerre stellari, da rinnovati spettacoli hollywoodiani, da storie di grandi truffe politiche, ripensa a quella Grande Guerra. Ne racconta un episodio da vicino, con la cinepresa a seguire passo-passo due caporali coraggiosi. Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Chapman), col fucile in mano, devono attraversare un largo tratto di terre abbandonate, di fortificazioni lasciate al destino, di possibili trappole del nemico ritiratosi in apparenza ma forse in agguato, per portare una lettera del generale Erinmore (Colin Firt) al colonnello Mackenzie (Benedict Cumberbatch), il quale sta per ordinare un attacco, ignaro di esporre 1600 uomini ad un’imboscata mortale. “Quando sarai da lui, procurati un testimone.. c’è chi vuole soltanto combattere”, consiglia Erinmore. Blake spera anche di rivedere il suo fratello maggiore, tenente del 2° Devon. I due caporali sono amici, strada facendo avranno modo di confidarsi. Schofield ha già avuto dall’esercito una medaglia, ma non ci tiene a mostrarla: “È un pezzo di latta”, dice. Siamo testimoni dei loro passi verso sud-est, nel fango, tra gli alberi di ciliegio abbattuti dai tedeschi, piccole case contadine abbandonate. Tutto fa pensare a un’orrida ritirata. C’è da raggiungere la cittadina di Écoust per poi arrivare al battaglione di Mackenzie, appostato in attesa dell’assalto nel bosco di Croisilles. Mendes sceglie di esprimere una suspence profonda, senza puntare all’effetto sorpresa. Gli “incidenti” più gravi – ne capiteranno – appartengono comunque all’ “aria che si respira”. Nessun aiuto dall’elettronica, il numero dei soldati in campo, anche nella scena di massa, è reale. Ciò non significa che il film si proponga come “documentario”, la verità che mette in campo vuole rendere possibile e credibile la partecipazione dello spettatore. Nella scene anche più scenograficamente articolate – distruzione e sconvolgimento ambientale prima del grande finale – c’è posto per momenti di sofferta umanità. Pochissime pause, non c’è il tempo di fermarsi, l’effetto del montaggio molto discreto è di una sequenza unica, fiato sospeso verso il traguardo. Un senso di orrore ingiusto, di dolore contenuto a confronto con la crudezza sottesa, quasi nascosta per una discrezione che è anche rispetto perfino per le ragioni forse inesprimibili della Storia. Una dimensione catastrofica si affaccia nel quadro culminante. Schofield, quasi senza più speranza di farcela, correre per salvarsi e – insieme – per raggiungere infine il proprio obbiettivo. E tuttavia nessun accenno di artificiosità nei tagli, che pure ora sono evidenti. Invece, soltanto un passaggio “miracoloso” che ci ridona il respiro e ci porta verso la conclusione. La guerra così toglie la voglia di spettacolo. Restano il dolore e l’orrore.
Franco Pecori
23 Gennaio 2020