Le nevi del Kilimangiaro
Les neiges du Kilimandjaro
Robert Guédiguian, 2011
Fotografia Pierre Milon
Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Marilyne Canto, Grégoire Leprince-Ringuet, Anaïs Demoustier, Adrien Jolivet, Robinson Stévenin, Karole Rocher, Julie-Marie Parmentier, Pierre Niney, Yann Loubatière, Jean-Baptiste Fonck, Emilie Piponnier, Raphaël Hidrot, Anthony Decadi, Frédérique Bonnal.
Cannes 2011, Un certain regard. Venezia 2011, Evento collaterale.
Les neiges du Kilimandjaro è il titolo della canzoncina popolare che i nipotini e i figli e gli amici di Michel (Darroussin) e Marie-Claire (Ascaride) cantano alla coppia nel trentesimo anniversario di matrimonio. Hanno regalato loro un cofanetto con dentro i biglietti e la somma necessaria per il viaggio in Africa che tanto sognavano. La vita procede senza molti problemi, ma Michel, si è appena ritrovato in prepensionamento. Ha egli stesso estratto a sorte, da sindacalista onesto, il proprio nome tra i 20 della lista dovuta ai tagli decisi dalla fabbrica. Il suo compagno Raoul (Meylan) si è meravigliato di tanta correttezza, ma tant’è, Michel è fatto così, ama sentirsi la coscienza pulita. L’armonia interiore sembra destinata però a rompersi quando due uomini con volto coperto e pistola in pugno irrompono in casa portando via carte di credito e contanti. Alla rabbia per la violenza subita si aggiunge la tristezza di venire a scoprire che Christophe (Leprince-Ringuet), uno dei due aggressori, era un giovane compagno di lavoro, anch’egli rimasto disoccupato. Michel ha un momento di debolezza morale e, nel colloquio in prigione, non resiste all’impulso di allungargli una sberla. Poi Marie-Claire scoprirà che nella casa di Christophe vivono due bambini, rimasti soli. Con i soldi della rapina è stato pagato l’affitto e insomma la storia è una storia di “povera gente”, la stessa di cui parla Victor Hugo nel poema Les pauvres gens a cui Guédiguian si ispira. Senza dirsi niente, Michel e sua moglie pensano di fare la medesima cosa generosa e il film si chiude in un finale di solidarietà profonda, in un contesto molto attuale, diverso da quello della “classe operaia” degli anni ’70 ma non meno problematico in fatto di diseguaglianze sociali. Robert Guédiguian, regista marsigliese del quale il pubblico italiano conosce la produzione meno recente (L’ultima estate 1981, Al posto del cuore 199, Marie-Jo e i suoi 2 amori 2002, Le passeggiate al Campo di Marte 2005), ambienta nella sua città una vicenda non poco rischiosa in tema di “rispecchiamento”. Ma il realismo è qui libero da riferimenti schematici e si nutre piuttosto – senza accentuazioni stilistiche – di poesia della vita quotidiana. Situazioni, gesti e battute scaturiscono dall’acuta osservazione dei caratteri oltre che da una progettualità scritta. I personaggi (bravissimi tutti gli attori) vivono una propria vita e danno al film un senso di verosimiglianza al di là dell’occasione politica.
Franco Pecori
2 Dicembre 2011