La cena di Natale
La cena di Natale
Regia Marco Ponti, 2016
Sceneggiatura Luca Bianchini, Piero Bodrato, Marco Ponti
Fotografia Roberto Forza
Attori Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Michele Placido, Maria Pia Calzone, Antonella Attili, Eugenio Franceschini, Antonio Gerardi, Veronica Pivetti, Eva Riccobono, Dario Aita, Giulia Elettra Gorietti, Uccio De Santis, Ivana Lotito, Angela Semerano, Crescenza Guarnieri, Angelo De Matteis.
A Polignano a mare, provincia di Bari, la cena di Natale non si usa, ma per un film di Marco Ponti, assolutorio, un film che ci monda dai peccati, si può fare uno strappo alla regola. In fondo, si tratta di aggiustare i cocci di due famiglie, parallele e complementari, le quali non vogliono altro che essere aiutate dalla sorte – ma attenzione a Don Gianni (Uccio De Santis), prete giovane e benevolo, la cui sola presenza basta per appianare almeno psicologicamente la strada del “vogliamoci bene” – a sdipanare difficoltà all’apparenza irrisolvibili. Si sa che i rapporti di Don Mimì (Michele Placido) e Matilde (Antonella Attili), genitori di Damiano (Riccardo Scamarcio), non hanno più storia. Mimì sta trasferendo la sua azienda al figlio e pensa ancora a Ninella (Maria Pia Calzone), antica fiamma. Senonché il boss è distratto e regala alla moglie un anello con un grosso smeraldo, segno di “amore eterno”. Matilde è talmente sorpresa e contenta che organizza per Natale una grande cena nella sua casa. La prima invitata (sfidata, più che altro) è Ninella, vedova e madre di Chiara (Laura Chiatti), moglie di Damiano e incinta di otto mesi. I due giovani sono innamorati, anche se il maritino, sfaticato e distratto, sfarfalla non poco e da ultimo subisce lo scherzetto di Mariangela, tre volte a letto e già dice di essere incinta. D’attorno si muovono figure non originali ma animate da buone intenzioni (di tener compagnia). Zia Pina (Veronica Pivetti) fa la milanese fanatica e “superiore”, sorella criticona di Ninella. Poi il reparto giovani “fuori”. Lesbica tendente al trans (Eva Riccobono) chiede aiuto ad avvocato gay (Eugenio Franceschini) per il dono di un po’ di seme (diritto a procreare); Franco (Antonio Gerardi), fratello di Ninella e ladro per vocazione, si struscia su Matilde non appena può; e via dicendo quanto basta per dare con simpatia un’idea dei tempi d’oggi. E soprattutto per non lasciare il format della prima “puntata” (la legge seriale della Tv invasiva) – ricordate la Littizzetto anziché la Pivetti. Mancano le battute e perciò non si ride, la qualità dell’opera è affidata alla riconoscibilità dei caratteri. La recitazione fa il resto. Scamarcio è svogliato – diremmo quasi esausto – come il suo personaggio, la Chiatti sembra voler scendere fino a se medesima, qualche tratto di umanità viene dalla Calzone e da Placido (nella parte del “grande attore” sprecato in un ruolo per lui minore). Andrà tutto bene, assicura il prete. Infatti il pancione di Chiara si svuota e cadono tutti i pericoli di deflagrazione socio-culturale.
24 Novembre 2016