The International
The International
Tom Tykwer, 2008
Fotografia Frank Griebe
Clive Owen, Naomi Watts, Armin Mueller-Stahl, Ulrich Thomsen, Brían F. O’Byrne, Michel Voletti, Patrick Baladi, Jay Villiers, Fabrice Scott, Haluk Bilginer, Luca Barbareschi, Alessandro Fabrizi, Victor Slezak, Felix Solis, Jack McGee.
Il rischio è di vivere tutta una vita senza accorgersi di niente o quasi. Ma anche quei pochi che di qualcosa si accorgono non possono fare molto contro il malaffare di alto livello. Le banche, per esempio. Lo sapevate? Puntano a controllare il debito dei grandi clienti (gli stati interessati alle armi) e spadroneggiano spietatamente nella compravendita che incendia il mondo. Per esempio, la Ibbc (una sigla qualunque). All’Interpol c’è Salinger, un agente ex Scotland Yard, il quale ha fiutato il traffico. Insieme a Eleanor Whitman, assistente procuratore distrettuale di New York (bella coppia semiattrattiva, Owen-Watts), cercherà di venirne a capo, ma il suo destino, si capisce, sarà di restare a bocca aperta, in un ghigno di disperato stupore. Allo sconsolato finale si arriva attraverso un infinito labirinto di sequenze thriller, che, girate e montate bene, hanno tuttavia il difetto di distrarre lo spettatore dalla sostanza politica del plot. È un viavai di due ore da Berlino a Istanbul passando per New York e Milano e pensando alla Cina, a Israele, all’Iran, senza che nemmeno per un attimo ci si faccia l’illusione che possa trionfare la giustizia. Il soprabito di Salinger, così sgualcito e sudicio, dobbiamo averlo già visto da qualche parte, roba comune come la sua barba non fatta da due o tre giorni e il suo sonno perduto: sarà per questo che, in fondo, quelli che il potere ce l’hanno non si sprecano più di tanto a tentare di farlo fuori – tranne che in una sparatoria spettacolare al museo Guggenheim, montata per dare un po’ d’importanza al “protagonista”. Protagonista resta la Banca, il suo intreccio con la politica. Persino con quella nostrana, con Barbareschi nei panni del faccendiere Calvini, un po’ mafioso, ammazzato mentre fa un comizio agli sbandieratori del partito “Futuro Italiano”. Dopo di lui continueranno i suoi figli. Curiosa questa particolare attenzione verso l’Italia (non mancano carabinieri loschi e nuove brigate rosse). Per correttezza, il tedesco Tykwer (Lola corre,1998, Profumo – Storia di un assassino, 2006) coinvolge anche un certo Wexler (Armin Mueller-Stahl), il quale, da ex comunista della Stasi (Ministero per la Sicurezza di Stato della ex Germania dell’Est), confessa che «gli ideali è facile perderli ed è dura recuperarli». Verso la fine, spunta un fascicolo della Cia. Poteva mancare?
Franco Pecori
20 Marzo 2009