Gli equilibristi
Gli equilibristi
Ivan De Matteo, 2012
Fotografia Vittorio Omodei Zorini
Valerio Mastandrea, Barbora Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers, Grazia Schiavo, Antonio Gerardi, Antonella Attili, Stefano Masciolini, Giorgio Gobbi, Francesca Antonelli, Damir Todorovic, Antonio Tallura.
Venezia 2012, Orizzonti concorso: Valerio Mastandrea Premio Pasinetti.
Il divorzio è per ricchi? Ovvio. Ma se c’è Mastandrea l’ovvietà acquista dignità artistica e il discorso diventa più articolato. Sì, è tutto vero, Giulio, dipendente del Comune, guadagna 1200 euro al mese e la sua economia è in equilibrio appena sufficiente rispetto alla sua famiglia, la moglie Elena (Barbora Bobulova) ha un lavoro, la figlia Camilla è adolescente, suona la chitarra in una band rock, ha un fidanzatino e comincia ad aver voglia di viaggiare. Il piccolo Luca (Lupo De Matteo) va alle elementari e avrebbe bisogno di vicinanza e affetto. Nella prima sequenza vediamo di sfuggita Giulio fare l’amore tra gli scaffali. Poi in famiglia, i silenzi con Giulia, le tensioni e insomma la confessione di aver commesso una “caz..ta”. Via da casa. Prima da un amico, poi una stanza in pensione, infine in macchina e alla mensa dei poveri. Un altro conoscente gli dà lavoro in nero ai mercati generali, ma la cosa non può durare. La vita di Giulio scivola inesorabilmente verso il baratro. Il carattere orgoglioso dell’uomo e la consapevolezza di persona moderna attenta ai linguaggi e ai comportamenti aumentano la difficoltà di trovare soluzioni evitando compromessi. Il tema è squisitamente sociologico e politico: oggi è facile diventare poveri. Il bello del film però sta nella capacità del protagonista di evitare la tipizzazione referenziale e di trovare la giusta misura in un commovente equilibrio caldo/freddo, nella recitazione e nella gestione complessiva dei contenuti. La regìa di Ivan De Matteo, attore passato dietro la cinepresa nel 2002 con Ultimo stadio e confermatosi con Codice a sbarre (2005) e La bella gente (2009), mostra sensibilità nei particolari, sul versante di un realismo poetico che lascia spazio agli attori. Un po’ superficiale la sceneggiatura (di Valentina Ferlan e dello stesso De Matteo), non sempre convincente nel segnare le situazioni motivazionali.
Franco Pecori
14 Settembre 2012