Dallas Buyers Club
Dallas Buyers Club
Regia Jean-Marc Vallée, 2013
Sceneggiatura Craig Borten, Melisa Wallack
Fotografia Yves Bélanger
Attori Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto, Denis O’Hare, Steve Zahn.
Premi Roma 2013, concorso: Premio del pubblico. Oscar 2014: Matthew McConaughey at. Jared Leto atnp.
Toccante e spettacolare, realistico e movimentato, scenario aperto, primi piani appassionanti, thriller del finevita. Film di denuncia, erotico, alternativo, tradizionalista, diretto e metaforico, esplicito e discreto. Un grande film americano, girato con occhio canadese (quasi-europeo) e con spirito a-hollywoodiano. Tagli secchi nel montaggio, sequenze senza mezzi termini, sensualità estrema, bestialità umanissima, amore disperato per la vita, slancio e ribellione contro l’affarismo in medicina. Siamo nei pieni anni Ottanta, Ron Woodroof (un Matthew McConaughey al massimo) è un texano “animalesco”. Nella prima sequenza copula sfrenatamente mentre i cowboys si preparano alla prova degli 8 secondi in groppa al toro. Per Ron sono i dollari delle scommesse. Ma ha anche un po’ di tosse. Le analisi del sangue dicono che morirà entro 30 giorni. Aids. Dal rodeo all’ospedale, è l’incontro con le sfide burocratico-amministrative che regolano la ricerca medica nella corsa alla cura della malattia mortale. Tossicodipendente, Ron non vuole morire, si nega al proprio destino e decide di contrastare il parere interessato dei medici. Legge, s’informa, si ribella, viene a contatto con gente che intanto organizza rimedi alternativi. Si viaggia sul filo del malaffare, del calcolo tra vantaggi e danni di farmaci sperimentati direttamente sui malati terminali, mentre si sviluppa il mercato parallelo dei rimedi, importabili in nero dal Messico, comunque con grandi guadagni per quanti si danno allo spaccio. Molti malati sono omosessuali e Ron, cowboy col cappello, li evita con disprezzo impulsivo. Eppure sarà proprio un travestito il suo collaboratore più valido e appassionato nella nuova attività, redditizia e insieme “umanitaria”. Bella prova di sensibilità espressiva da parte di Jared Leto nei panni di Rayon. Importante anche il ruolo di Jennifer Garner, la dottoressa Eve Saks, la quale dall’interno del sistema, turbata dagli esiti non esaltanti della sperimentazione ufficiale, finisce con l’appoggiare l’azione di Ron, affezionandosi anche a lui. Il film si vede tutto d’un fiato, l’impatto è netto, non vi sono lungaggini, né inutili sentimentalismi. La questione dell’Aids, viene risvegliata alla coscienza del mondo, senza prediche e senza propaganda, col piglio di un racconto “dal vero” che non ha bisogno di sembrare “documentario”. Dopo i successi di Liste Noir (primo lungometraggio, 1995), C.R.A.Z.Y. (2005), The Young Victoria (2009) e Café de Flore (visto a Venezia nel 2011) – Jean-Marc Vallée mostra un deciso progresso del proprio cinema verso una forte e non vacua spettacolarità. [Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI]
Franco Pecori
30 Gennaio 2014