La zona
La zona
Rodrigo Plà, 2007
Daniel Giménez Cacho, Maribel Verdú, Carlos Bardem, Daniel Tovar, Alan Chávez, Mario Zaragoza, Marina de Tavira.
Venezia 2007: Leone del futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”.
Vivere dietro un muro. Protetti da uno statuto speciale ottenuto pagando, gli abitanti della “Zona”, quartiere bene nel centro di Citta del Messico, controllano in dettaglio la loro vita con una fitta rete di telecamere a circuito chiuso e credono di poter badare alla propria “sicurezza” dando la caccia armati ad ogni presunto assassino. La polizia, corrotta, chiude un occhio. Se la Zona – come dice il regista, uruguaiano e messicano di adozione – è il «protagonista principale» del film, basta girare lo sguardo e di fronte, al di là della collina residenziale, si vedrà lo spettacolo desolante delle favelas. Presentato a Venezia alle Giornate degli autori (Leone del Futuro come opera prima) e distribuito nelle sale dalla Sacher di Nanni Moretti, La Zona denuncia senza mezzi termini la scelta negativa e le relative conseguenze di una forma di “autogestione” inaccettabile, e in definitiva incivile, delle pur legittime istanze di sicurezza, in una metropoli dove non mancano certo incertezze nell’ordine pubblico né tantomeno ingiustizie sociali. Il regista racconta della rapina in una villa finita male. Restano uccise quattro persone, una donna che intendeva difendersi puntando la pistola, due dei tre ragazzi delle favelas penetrati per rubare e un poliziotto, vittima di un anziano vicino, il quale, nella confusione, ha sparato senza veder bene. Il terzo dei giovani ladri, il sedicenne Miguel (Chávez), riesce a nascondersi ma non ad allontanarsi. E la sua presenza creerà un problema ad Alejandro (Tovar), figlio quindicenne (è il giorno del suo compleanno) del capo della caccia al latitante. L'”assassino” dev’essere trovato anche per coprire la colpa “interna” dell’uccisione del poliziotto, ma soprattutto per riaffermare con la forza l'”autonomia” del La Zona. La storia si sviluppa con discreta tensione, mantenendo costantemente in primo piano le coordinate sociologiche e politiche. Scende un po’ di tono quando Plà introduce la retorica della speranza nelle nuove generazioni, affidando ad Alejandro il ruolo del riscatto morale della comunità blindata. Il ragazzo prende coscienza del dramma vissuto da Miguel e lo protegge fin che può dalla ferocia del branco. Innegabile l’attualità del tema, chiarissima la posizione degli autori (sceneggiatura di Laura Santullo, moglie del regista), impossibile non stare dalla parte “giusta”.
Franco Pecori
4 Aprile 2008