L’uomo nell’ombra
The Ghost Writer
Roman Polanski, 2010
Fotografia Pawel Edelman
Ewan McGregor, Pierce Brosnan, Kim Cattrall, Olivia Williams, James Belushi, Timothy Hutton, Eli Wallach, Tom Wilkinson, Robert Pugh, Jon Bernthal.
Thriller non è un campanello che suona, non è una porta che cigola, non è un temporale incombente. Non basta. La suspense non è nelle “cose” ma su ciò che può accadere. E l’evento possibile non vale annunciarlo con un segnale, sebbene forte. L’evento che tiene sospesi è nella sostanza stessa del racconto, si sviluppa con la trama, sorprende per la propria importanza, mentre succede invita alla cultura del dubbio, mentre promette soluzioni allarga il ventaglio delle ipotesi, seguendo i personaggi ne approfondisce il carattere e rende complessa la scelta del lettore, dello spettatore – e perfino nella musica, se ci pensate, la suspense dell’improvvisazione non rassicura circa la prevedibilità della “caduta” della dominante. La suspense vuole arte, non si accontenta di artifici. Lo specifico di Polanski è personale e classico insieme. L’autore è inimitabile nella maestria di lasciare nella normalità delle cose l’inquietudine del mondo, eppure il suo metodo sprigiona implicazioni generali, provoca domande impegnative per tutti, impossibili da eludere. L’ex ministro britannico Adam Lang (Brosnan), protagonista del romanzo di Robert Harris (Il Ghostwriter, Mondadori) da cui parte Polanski, fa pensare a Tony Blair, è vero. Anche il film fa lo stesso effetto. Il film però ci coinvolge al di là della valenza storico-politica di una biografia. La vita di cui tratta il film finisce per essere la nostra, vogliamo dire il problema di scriverne una, un’autentica biografia. Non v’è sempre un fantasma a minacciare la nostra verità più intima? E non v’è sempre il pericolo che il biografo di noi stessi muoia di morte improvvisa, assassinato per ragioni che ci sovrastano? Ecco la capacità di Polanski di trasmettere alla nostra sensibilità il turbamento tutto contemporaneo (ma che viene da molto lontano, diremmo dalle strutture della tragedia più antica) della vita “raddoppiata” nel suo contesto, rivissuta e straniata su ragioni che non riusciamo a controllare, tanto che può venire un giorno in cui il manoscritto si disperda al vento e con esso il senso ingombrante di una realtà troppo intima per essere interessante e troppo interessante per restare autentica. Un autore fantasma è in ciascuno di noi? Andate a domandarlo a McGregor, come si sia sentito nella parte del ghostwriter, dovendo fingere di essere un altro. «Lavori per un assassino!», gli gridano i pacifisti che dimostrano contro le “guerre illegali” di Lang. Prima o poi, entrerà in ballo la Cia. E forse, prima o poi, ciascuno di noi scoprirà di essere in qualche modo un agente dell’Intelligence. Dipende dal senso che dovremmo dare alla morte misteriosa di McAra, lo scrittore fantasma che ha preceduto il ghostwriter interpretato da McGregor. Una cosa è sicura, dovrà pur esservi una ragione perché la vita di un uomo politico importante debba essere fissata nella pagine di un’autobiografia. Non può trattarsi soltanto di un fattore editoriale. E tantomeno sarà decisiva la questione dell’autenticità del manoscritto. Aleggia il fantasma di Hitchcock. Bisognerà interrogarlo, prima o poi.
Franco Pecori
9 Aprile 2010