Un alibi perfetto
Beyond a Reasonable Doubt
Peter Hyams, 2009
Fotografia Peter Hyams
Michael Douglas, Jesse Metcalfe, Amber Tamblyn, Orlando Jones, Joel Moore
Falso su falso uguale vero. La formula non è tanto riferita al fatto che questo “alibi perfetto” è un rifacimento non letterale di Beyond a Reasonable Doubt (con Dana Andrews e Joan Fontaine) – il “noir” con cui Fritz Lang, nel 1956, chiudeva la sua esperienza americana – quanto all’intreccio che, dopo oltre mezzo secolo, viene confermato da Hyams (Atmosfera zero, 1981, Condannato a morte per mancanza di indizi, 1983, 2010 – L’anno del contatto, 1984, Giorni contati, 1999) con qualche aggiustamento sui personaggi e sulle loro motivazioni. Nicholas (Metcalfe), il protagonista, è un giovane giornalista di “nera”. E il contesto lascia intravedere scenari politici degni del nostro tempo: Hunter (Douglas), il procuratore “falsario”, trucca le accuse falsificando la prova del Dna. Nicholas dà sfogo alla propria irrefrenabile ambizione di successo e prova a costruire la trappola per bloccare Hunter. Si farà accusare di un omicidio, preparando al contempo i dettagli in base ai quali verrà dimostrata non solo la propria innocenza ma soprattutto la falsità dell’accusa, la corruzione del procuratore. Aiutano Nicholas il suo collaboratore Corey Finley (Moore) ed Ella Crystal (Tamblyn), assistente di Hunter. A questo punto, siamo in una situazione che potremmo definire hitchcockiana, dato che abbiamo gli elementi sufficienti per seguire il filo del thriller. Per il “noir” mancano però i connotati stilistici. Soprattutto per la figura di Nicholas, impersonata in modo inadeguato. E comunque l’azione è solo a tratti montata con efficace “oscurità”. Va meglio quando il film assume più semplicemente un carattere di thriller e vediamo Ella rischiare la vita, dato che Hunter ha scoperto il gioco. Ci sarebbe poi il nodo finale, la svolta della “verità” dopo il doppio falso. Ma ci dobbiamo fermare, ovvio.
Franco Pecori
13 Novembre 2009