Frost/Nixon – Il duello
Frost/Nixon
Ron Howard, 2008
Michael Sheen, Frank Langella, Kevin Bacon, Rebecca Hall, Toby Jones, Matthew Macfadyen, Oliver Platt, Sam Rockwell, Patty McCormack, Gabriel Jarret, Andy Milder, Jim Meskimen, Jenn Gotzon.
Televisione e politica a confronto. Il vero duello è tra i due mondi, i due modi di essere, di esprimersi: se sia la Tv a valorizzare l’oggetto su cui mette l’occhio, o se sia l’oggetto a rivelare la reale consistenza della Tv, al di là del successo mediatico che una trasmissione può avere. La vicenda dell’ex presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, il cui nome resta legato allo scandalo Watergate, per molti versi è leggibile, a distanza di oltre 30 anni, in chiave attuale: gli interessi personali, le bugie al popolo, il sangue versato in una guerra disastrosa, le intercettazioni, gli imbrogli – non sono pochi gli uomini politici, anche non americani, ai quali non farebbe male una presa di coscienza. Ma il film di Howard è qualcosa di diverso da un “ripasso” del Watergate o delle stragi in Cambogia. Il personaggio di David Frost (Sheen), nonostante crediamo di essere ormai supervaccinati verso le aggressività dei “talk show” e dei “reality”, colpisce per la distanza, che attraverso di lui possiamo misurare, tra la realtà storica – di un paese o anche di una persona – e la rappresentazione che di tale realtà può darci il piccolo schermo con le sue leggi interne, implacabili combinazioni di pubblicità e audience. Furono 45 milioni i telespettatori che nell’estate 1977 assistettero alla trasmissione dell’intervista di Frost a Nixon, registrata e mandata in onda in 4 puntate. Il “duello” divenne leggendario. Ora, dopo anche il successo di Frost/Nixon ottenuto dalla pièce teatrale di Peter Morgan da cui il film, Howard non poteva certo contare sul colpo di scena di Nixon (Langella) che ammette la sua colpa. Il regista preferisce farci vivere il set e tutto quello che sta intorno, le lunghe fasi della preparazione, gli accorgimenti strategici e i rischi commerciali nella costruzione del successo del programma. Siamo dentro la Tv, possiamo vedere il miracolo della nascita della relativa verità elettronica. Vediamo a confronto due ambizioni tanto diverse quanto cortocircuitanti. Frost, che non è niente senza il suo furbo sorriso televisivo, sembra lui il principale problema da risolvere: riuscirà a essere all’altezza del match? E Nixon riuscirà a schivare le insidie della forma “confessione”, che sta in agguato dietro le apparenze della struttura “intervista”? C’è suspence. Non per l’esito del confronto, ché sappiamo come si concluse, bensì per la scelta di Howard, tutta nella pertinenza massmediologica, dalla quale il film non si scosta neanche per un istante. Alla fine, conclusa l’intervista, ciascuno dei protagonisti (eccellenti le interpretazioni di Langella e Sheen) sembra uscire, finalmente, all’aria aperta. Tutto è subito così lontano, accaduto, irrecuparabile se non per il cinema. Curiosa vita televisiva, che prende valore in un film.
Franco Pecori
6 Febbraio 2009