Scappo a casa
Scappo a casa
Regia Enrico Lando, 2019
Sceneggiatura Aldo Baglio, Valerio Bariletti, Morgan Bertacca
Fotografia Massimo Schiavon
Attori Jacky Ido, Benjamin Stender, Aldo Baglio, Angela Finocchiaro, Fruzsina Nagy, Lana Vlady.
Aldo Baglio si esprime in sintesi: «L’uomo fin dai primordi avrebbe dovuto definirsi semplicemente il custode della Terra». E con ciò diamo per buono il discorso sull’immigrazione e sul razzismo. In solitaria, senza la compagnia di Giovanni (Storti) e Giacomo (Poretti), l’attore è protagonista di una “scappata” e ritorno con conversione a U, in una commedia sull’onda dei tempi, che guarda con occhio sereno e con spirito aperto a situazioni tipicizzate secondo parole “risapute”. Ciascun aspetto è risolto con il solito spirito del comico palermitano dalle strane inflessioni milanesi, stavolta trattando il paradosso con minore sfrontatezza e con una esibita sensibilità umana. Dal punto di vista della “figura” sociale, cioè del rapporto del personaggio col contesto, la cadenza è svelta ma uniforme – e soltanto nella prima parte del film. Michele, meccanico di automobili, è un uomo buono e volgare, ingenuo nella sua alienazione del vivere secondo modelli esteriori, come davanti a uno specchio mentitore: «Non posso essere me stesso, devo essere migliore». Sull’onda di successi fittizi dovuti specialmente alla frequentazione dei social network, parte per Budapest inseguendo il sogno di una vita lussuosa e ultrapiacevole. Incontrerà qualche difficoltà, fino a sentirsi cambiare e a dover riconoscere, fuori dalle “comodità” virtuali, modelli di vita ben diversi. Trovatosi senza documenti e senza telefono cellulare, non riesce nemmeno a dimostrare di essere italiano; scambiato per tunisino, finisce in un centro di accoglienza al confine con la Croazia (zona pazzesca? Angela Finocchiaro poliziotta è regina dell’ambiguità). Michele dovrà “decostruire” le proprie pregiudiziali razziste, gli farà bene l’amicizia con il nigeriano Mugambi (Jacky Ido). Tornare in Italia non sarà facile, ma il viaggio darà i suoi frutti morali. Nel complesso, una prova un po’ leggerina, pur nel turbamento estetico che da sempre ci coglie al cospetto della comicità di Aldo, con quel vago sentore di “Picchiatello”, cioè quel certo spaesamento sotterraneo alla Jerry Lewis (con molto minore forza esplosiva, s’intende).
Franco Pecori
21 Marzo 2019