La complessità del senso
27 09 2023

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore

Moonrise Kingdom
Wes Anderson, 2012
Fotografia Robert D. Yeoman
Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton, Jared Gilman, Kara Hayward, Jason Schwartzman, Bob Balaban, Lucas Hedges, Charlie Kilgore, Andreas Sheikh, Chandler Frantz, Rob Campbell, L. J. Foley, Gabriel Rush, Seamus Davey-Fitzpatrick, Tommy Nelson, Larry Pine, Marianna Bassham, Neal Huff, Erich Anderson, Harvey Keitel, Jake Ryan.
Cannes 2012, concorso.

Bambini prima del Sessantotto. Gioco di figure stilizzate in quadri della commedia familiare (americana) con aggraziate pretese universalistiche. Dopo di loro, anche molto dopo – diciamo un abbondate mezzo secolo -, cambierà il mondo? Il film di Wes Anderson ha aperto il festival di Cannes 2012, introducendo uno spiffero di sorniona perplessità nei discorsi che in quel contesto solitamente tendono a indicare strade se non proprio nuove almeno interessanti. Un regista come Anderson (I Tenenbaum 2001, Le avventure acquatiche di Steve Zissou 2004, Il treno per Darjeeling 2007, Fantastic Mr. Fox 2009) non poteva che regalare un altro esercizio di realtà fittizia, dove fantasia e invenzione si articolano in ammiccamenti realistici puntellandosi con i richiami della storia mascherati e soffusi nel tessuto ricamato di tenerezze intellettuali. Sono ingenui i due dodicenni del film? Sam e Suzy in fuga d’amore rappresentano se stessi o le loro famiglie “disperatamente” impegnate nel recupero di una felicità bloccata se non perduta per sempre? Il rapporto è biunivoco, il divertimento dello spettatore è sospeso tra la compostezza complessa e disegnata del “vissuto” (non vissuto) degli adulti e la spontaneità inconsapevole (ma cosciente) dei piccoli protagonisti, i quali interpretano lo sbocciare del sentimento e dell’attrazione come se recitassero la poesia di Natale – e perciò rafforzando l’ira (ma contenuta) della società repressiva (cosciente ma inconsapevole). Insomma uno degli scherzi sorridenti (sogghignanti a tratti) del solito Anderson, il quale stavolta ci invita nel New England per farci assistere all’impertinente coniugazione amorosa (elementare) dei due bimbi autorivelantisi. Lei lo guarda col binocolo e poi lo coinvolge in un disegno che è trasgressivo solo per noi (cioè per i grandi del 1965). Fuga nell’isoletta, primi contatti eccitati e via sotto la tenda. Comunità in subbuglio (ma non è certo il Vietnam) e sfoghi contenuti, più caratteriali che altro, di genitori, scout, poliziotti e tutto l’armamentario del grottesco. Delizioso contesto, prati verdi e tenerezze in una società in crescita.

Franco Pecori

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5 Dicembre 2012