As bestas – La terra della discordia
As bestas
Regia Rodrigo Sorogoyen, 2021
Sceneggiatura Rodrigo Sorogoyen, Isabel Peña
Fotografia Álex de Pablo
Attori Denis Ménochet, Marina Foïs, Luis Zahera, Diego Anido, Marie Colomb, José Manuel Fernández y Blanco, Luisa Merelas, Federico Pérez Rey, Javier Varela, Xavier Estévez.
Bierzo, villaggio della Galizia. Arrivano a comportarsi da bestie gli uomini per un malessere profondo che prende le generazioni del trapasso, quando l’ecologia della campagna, della natura, si confronta con i nuovi mezzi per l’energia. Una coppia di francesi, Antoine e Olga (Denis Ménochet e Marina Foïs), si sono trasferiti in un paesino immerso nei boschi, a coltivare lattuga e a crescere pecore. Lavorandoci molto riuscirebbero anche a trasformare un vecchio rudere abbandonato in un resort per turisti. Ma un’impresa offre denaro, forse quanto ne basterebbe ai poveri locali per andar via, a cercare una vita “migliore”: si tratta dell’installazione di pale eoliche negli spazi circostanti. E si è messo ai voti il consenso all’affare. Antoine ha votato no. I vicini Xan (Luis Zahera) e Lorenzo (Diego Anido) non gliela perdoneranno. Specialmente Xan ha un caratteraccio, tra le battute durante le bevute al bar non perdona ancora a Napoleone di aver definito gli spagnoli “idioti di merda”. L’antipatia verso Antoine di trasforma presto in un odio esplicito e aggressivo. La polizia locale fa finta di niente. La tensione ecologica si trasforma in thriller boscaiolo, la regia di Sorogoyen non resta alla meccanica della suspance. Le sequenze si fanno più cupe, i sentimenti sembrano non trovare sfogo, compressi in un involucro che li imprigiona. Olga lavora sodo, legge libri e cura il campo con il marito. Si parla poco, ci si ama in accordo. Antoine s’intenerisce in videochiamata con la figlia Marie Denis (Marie Colomb), rimasta lontana (la vedremo arrivare, nel tentativo di dissuadere la madre dal restare prigioniera della sua scelta). Nell’ultima parte, non breve, il film s’incupisce verso una conclusione che possiamo presagire nera. Ci torna alla mente la sequenza iniziale, dove gli aloitadores immobilizzano i cavalli, le bestas, con il loro corpo per rasarle e marchiarle, “affinché vivano in libertà”. La qualità thriller si attenua e sprofonda in un’angosciosa prigionia dei sentimenti, non fuori dal sistema sociale né dalla prospettiva ecologica, tuttavia nell’abissale resistenza di Olga (grande interpretazione della Foïs), indisponibile a lasciar svanire la propria idea, non certo bestiale. Rodrigo Sorogoyen (Madrid, 1981) – Che Dio ci perdoni 2016, Il Regno 2018, Madre 2019 – si conferma autore di un cinema forte per quanto discreto nella proposta riflessiva.
Franco Pecori
13 Aprile 2023