Divine – La fidanzata dell’Altro
Der göttliche Andere
Regia Jan Schomburg, 2020
Sceneggiatura Jan Schomburg
Fotografia Florian Hoffmeister
Attori Matilda De Angelis, Callum Turner, Anna Bonaiuto, Paolo Bonacelli, Mark Davison, Gianni Meurer, Barbara Ricci, Juliane Elting, Eddie Osei, Hugh Wyld, Lewis Hart, Kemaal Teen-Ellis, Serra Yilmaz, Pino Ammendola, Tommaso Ragno, Ronke Adekoluejo, Maurizio Marchetti.
I volti si avvicinano, la musica aumenta e arriva un bacio. Inversamente proporzionale. Maria (Matilda De Angelis) sarà suora tra pochi giorni. È una ragazza moderna, chiama le cose con il loro nome, è convinta della propria scelta, anche contro il parere di mamma Teodora (Anna Bonaiuto). Siamo a Roma, città-sogno, pulita e monumentale. I cardinali sono riuniti per eleggere il nuovo Papa. Gregory, importante reporter, è appena arrivato dall’America per seguire l’evento. Con lui, la minitroupe è costituita da Robert (Mark Davison), cameraman che parla disinvoltamente il latino, e Amina (Ronke Adekoluejo), segretaria di edizione con anello al naso. Gregory viene dall’Afghanistan e proseguirà per il Congo, tratta l’evento religioso con spirito distaccato, ironico, un po’ scettico, un po’ cinico. Giovane di bell’aspetto, ha l’aria di volersela più che altro spassare. L’incontro con Maria sembra fatto su misura. Senonché di mezzo c’è la vocazione religiosa della giovane. Ma la sceneggiatura, meccanica, protetta dalla comicità dell’assurdo, combinerà tutto secondo simpatia. Gregory non crede in Dio, forse dovrà ricredersi. Maria ha delle suore in convento un’idea molto ossequiosa, scoprirà un’amara realtà. La Superiora l’avrà bene avvertita: “Non pretendere da te stessa di avere pensieri o sentimenti particolarmente profondi”. Fatto sta che Maria, prima di sposare l’Altro, non rinuncia a celebrare l’addio al nubilato. Promette di non innamorarsi e fa promettere altrettanto a Gregory, prima di consumare in albergo. Soluzione troppo ardita? Inversamente proporzionale: le cose del mondo – della carne, se vogliamo – non vanno contro la scelta spirituale ma secondo un dovuto equilibrio umano. Non tutto si rivelerà semplice, scene gustose e paradossali si combineranno in un contrappunto anche teatrale tra la panchina centrale del Pincio e la suite superlussuosa riservata al nuovo Papa nero. Certo, uscirà dal Conclave e passeggerà con Gregory citando Sigmund Freud a proposito del Padre. Inversamente proporzionale. La sceneggiatura non rinuncia a momenti assurdi quanto “inversi” nelle proporzioni del tema (sentimentale). Gregory fa il giornalista in carcere, raccontando in un’intervista al “brutale” detenuto la storiella tenera del suo papà ubriacone che maltrattò l’uccellino appena curato e salvato dal figliolo. “Poi cosa c’era per cena?”, domanda l’omaccione. “Bistecche”, risponde il giornalista. “Al sangue?”. Sul ciglio del baratroso paradosso, un ragazzino venditore fraudolento spaccia per chiodi della Croce di Cristo due “reperti” arrugginiti che serviranno poi a Maria per aprire la porta della stanza d’albergo, dove si compirà il destino della fidanzata dell’Altro e del reporter americano. E tanto per dire, il regista non ha rinunciato, trovandosi a Roma, a reminiscenze (di terzo grado, per la verità) di stampo vagamente felliniano: la provra dell’abito da suora di Maria in prossimità della fatidica cerimonia e alla presenza di due amici, uno dei quali, vistosamente omosessuale, esclama: “Lo adoro, è così Chanel…”. Da non perdere la scena di Gregory in taxi, con Serra Yilmaz nella parte del tassista romano. C’è anche un rischio di piega drammatica, ma il contesto si mostra impossibile. Il latino trionfa sulla bocca dell’uomo della telecamera: “Si Deus pro nobis, qui contra nos?” Non vi sembri esagerato. La Roma del film non è turistica, è americana. Anche un po’ tedesca, se si vuole. Nemmeno un briciolo di polvere. Il cast è dignitosissimo, Matilda De Angelis e Callum Turner stanno al gioco. [su Chili]
Franco Pecori
25 Marzo 2021