Qualcosa di straordinario
Big Miracle
Ken Kwapis, 2012
Fotografia John Bailey
Drew Barrymore, John Krasinski, Ahmaogak Sweeney, Kristen Bell, Dermot Mulroney, Ted Danson, Stephen Root, Vanessa Shaw, Tim Blake Nelson, Rob Riggle, James Le Gros, Mark Ivanir, Michael Gaston, Andreww Daly, Jonathan Slavin, Logan Grove, Gregory Jbara.
Il “fatto realmente accaduto” assume spesso, se si prova a raccontarlo, i connotati di una vera e propria fiaba. E non per questo il racconto perde il valore simbolico e tutta l’importanza che può avere relativamente alla comprensione del fatto e alla sua estensibilità e valenza culturale. Il salvataggio, nel 1988, della famiglia di balene intrappolata sotto il ghiacciaio al largo della costa di Barrow, in Alaska, è visto dal regista Ken Kwapis (La verità è che non gli piaci abbastanza, 2009) principalmente con lo sguardo del bambino di 11 anni, Nathan (Ahmaogak Sweeney), nativo del posto, sguardo curioso e infantile ma cosciente per esperienza diretta del nonno accanto al quale assiste da sempre alle attività dei cacciatori di balene. La “fiaba” è sostanziata di elementi di verosimiglianza, o meglio di coerenza interna, dovuti alla vita vissuta e al suo linguaggio. Infatti il bambino funziona anche da raccordo con tutto il contesto, non solo della gente del luogo ma di tutto ciò che si muove attorno all’evento in quella piccola cittadina dell’Artico. Non a caso il primo impulso all’impresa viene dato da un reporter locale, Adam Carlson, proprio mentre egli si appresta a lasciare Barrow in cerca di miglior fortuna. La scoperta delle balene che non riescono a nuotare verso il mare aperto per la loro migrazione annuale e del pericolo mortale che le minaccia ravviva in una nuova forma l’interesse per le problematiche ambientali e coinvolge il sistema delle comunicazioni. Emittenti radiotelevisive arrivano sul posto e costruiscono comunque una storia da raccontare, umanizzandola e ritracciandola secondo parametri narrativi adatti ai massmedia. E questo permette il coinvolgimento, necessario per la salvezza delle balene e a un certo punto anche per una propaganda politica, di componenti non strettamente tecniche. A quella data, il muro di Berlino non è ancora caduto, eppure forze militari sovietiche si uniscono a quelle statunitensi per dare i mezzi necessari all’impresa “impossibile”. Mentre nelle case americane le famiglie guardano alla tv l’emozionante avventura del salvataggio delle balene e a scuola i bambini fanno disegni che rappresentano quel fatto straordinario, ecco che perfino il petroliere, interessato più a perforare che a salvare, si piega alla logica elettorale del presidente degli Stati Uniti e finisce per mostrare rispetto verso le istanze di Rachel Kramer, rappresentante del movimento ambientalista e, guarda un po’, ex fidanzata di Adam. Altra componente del film è il filo mitologico che rimanda all’Alaska-salvezza dal deserto disumano di Resident Evil: Extintion (Russell Mulcahy, 2007) o all’Alaska incontaminata di Into The Wild (Sean Penn, 2007). Storie/documentario di istanze di sopravvivenza.
Franco Pecori
24 Febbraio 2012