XXY Uomini – donne o tutti e due?
XXY
Lucia Puenzo, 2007
Inés Efron, Ricardo Darín, Valeria Bertuccelli, Martín Piroyansky, Germán Palacios, Carolina Peleritti, Guillermo Angelelli, César Troncoso, Jean Pierre Reguerraz, Ailín Salas, Luciano Nobile, Lucas Escariz.
“E se non ci fosse niente da scegliere?”. Alex, quindicenne giunta al bivio cui l’hanno condotta i genitori, impedendo, all’origine, che la scienza e la società intervenissero sul corpicino della neonata ermafrodita, pronuncia il dubbio-non-più-dubbio, al culmine della profonda sofferenza per il passaggio da bambina a ragazza. Fuori dagli standard espressivi e senza gli espedienti formali del cinema “internazionale”, il primo film (premiato a Cannes nella sezione Semaine de la Critique) della trentenne Lucia Puenzo, figlia del regista argentino Luis, più che “affrontare” il tema della doppia sessualità in un solo corpo, vi si immerge, “vivendolo” da tutti i punti di vista che il contesto richiede. E tuttavia non cade in una riduzione manualistica dell’argomento. La psicologia di Alex (bravissima Inés Efron) si sviluppa durante il film mantenendo il personaggio al centro del racconto e lascia agli altri la piena dignità di coprotagonisti. La madre e il padre, rifugiatisi con la figlia dall’Argentina sulle coste dell’Uruguay, non si sono però chiusi in una posizione rigidamente difensiva. E specialmente il padre (Darìn) si mostra consapevole del diritto di Alex alla libertà di decidere della sua vita. Importante anche la figura del chirurgo plastico, chiamato a consulto per l’eventuale intervento. L’uomo arriva con la moglie e il figlio Alvaro (Piroyansky), adolescente anch’egli, e non è capace di andare al di là del pregiudizio, sia pure “sofisticato”, abituale verso il proprio ragazzo (ne sospetta la tendenza omosessuale) e professionale verso il “caso” di ermafroditismo. Alvaro, da parte sua, prende dalla strana gita la lezione forse a lui necessaria. Si trova sottoposto forzosamente al rapporto con Alex e scopre in maniera eccentrica i “dolori” di un amore insolito. Anche il contesto ha la sua parte, non “sociologica” (che sarebbe facile) ma funzionale alla suspence intrinseca alla storia – una suspence che viene non tanto dalla successione dei “fatti” quanto dall’obbiettivo stesso della cinepresa, sempre attenta a cogliere gli elementi portatori di senso, sia pure “occasionale”. Un film non inconsapevole delle possibili evoluzioni non-spettacolari (non è una parolaccia) del cinema.
Franco Pecori
22 Giugno 2007