Il segreto del suo volto
Phoenix
Regia Christian Petzold, 2014
Sceneggiatura Christian Petzold, Harun Farocki
Fotografia Hans Fromm
Attori Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Nina Kunzendorf, Trystan Pütter, Michael Maertens, Imogen Kogge, Felix Römer, Uwe Preuss.
Dopo La scelta di Barbara, premiato a Berlino nel 2012, ancora una donna protagonista drammatica per il regista tedesco Christian Petzold. L’attrice è la medesima, la brava Nina Hoss conferma la propria attitudine per ruoli di donne dai sentimenti profondi e dalla consapevole capacità nell’affrontare situazioni problematiche. Si parte dagli esiti di Auschwitz. Nella prima sequenza, Nelly Lenz (Hoss), con il capo bendato, viene accompagnata fuori dal lager, ad assisterla è Lene Winter (Nina Kunzendorf) dell’Agenzia Ebraica. Il volto sfigurato ha bisogno di essere ricostruito. Il chirurgo che deve operarla offre alla donna la possibilità di scegliere anche un’immagine diversa dall’originale, ma la Nelly insiste nel voler ritornare il più possibile com’era. Da quel momento il film, pur conservando implicitamente la profondità tematica delle conseguenze delle orribili iniziative naziste, accentua il tema dell’identità, storica sì ma anche intima, morale e individuale. Con Shakespeare potremmo dire: esistere e ri-esistere, questo è il problema. I parenti della sopravvissuta sono tutti morti. Rimasta sola, la donna si aggira nella Berlino del 1945, ancora gravemente segnata dal bombardamento subìto, alla ricerca del marito Johnny (Ronald Zehrfeld). Lo trova che lavora in un locale notturno, Phoenix, e vuole scoprire se le sia rimasto fedele. Johnny nota la somiglianza con la moglie che crede morta e offre a Nelly di giocare all’insperata riapparizione, allo scopo di mettere le mani sull’eredità. La donna incontrata per caso dovrà esercitarsi a identificarsi con la moglie di Johnny, egli stesso le fornisce i dettagli della somiglianza. Nelly sta al gioco, la sua finzione esplicita, che lo spettatore conosce e che invece Johnny non sospetta, mette il film sul binario dell’ambiguità, elemento importante per la costruzione di un giallo dai toni scuri e dal contenuto decisamente implicativo. Man mano, è Nelly che prende le redini e determina il finale-non-finale, l’unico possibile, che non mettesse a rischio la plusvalenza estetica del racconto. Partecipiamo all’ansia esistenziale della protagonista e nello stesso tempo conserviamo dentro di noi la sensazione di un incubo storico, ancora difficile da smaltire. [Festival Internazionale del Film di Roma 2014, linea Gala]
Franco Pecori
19 Febbraio 2015