Disobedience
Disobedience
Regia Sebastián Lelio, 2017
Sceneggiatura Sebastián Lelio, Rebecca Lenkiewicz
Attori Rachel McAdams, Rachel Weisz, Alessandro Nivola, Mark Stobbard, Allan Corduner, Nicholas Woodeson, Anton Lesser, Bernice Stegers, Cara Horgan, Alexis Zegerman, Rose Walker.
Gli angeli, le bestie, gli esseri umani. È il libero arbitrio a fare la differenza. Il film del cileno Sebastián Lelio (Gloria 2013, Una donna fantastica 2017) si apre con l’ultimo discorso di Rav Krushka (Anton Lesser), rabbino capo degli ebrei ortodossi alla comunità della Londra di oggi: una sorta di testamento morale che sottende alla vicenda di Ronit (Rachel Weisz) ed Esti (Rachel McAdams), prese da forte attrazione già prima che Ronit, figlia del rabbino, se ne andasse a cercare la propria libertà di fotografa a New York e che Esti accettasse per marito il fratello di lei, Ronit (Alessandro Nivola). Nel testamento scritto, i beni materiali di Rav Krushka sono tutti destinati alla comunità, segno di un distacco mai sanato soprattutto con la figlia “fuggitiva”. Avvertita in segreto proprio da Esti della morte di suo padre, Ronit arriva “inaspettata” per le esequie rituali. E saranno giorni di intense emozioni. Tutta la prima parte del film è giocata sulla gestione estetica di una sorta di imprigionamento nello spazio/tempo etico che rende in forma di suspence minimale l’attesa di soluzioni provvisorie ma significative. Una sorta di compressione rituale condiziona ogni movimento di macchina a seguire i personaggi, chiamando l’interesse dello sguardo verso il calcolo di una trasgressione implicita, attesa e non ancora attuale. Le scene centrali, d’amore controllato e rischioso nel contesto formale rigido e intransigente, conducono a una necessaria soluzione di compromesso, svolta dal regista con una razionalizzazione delle sequenze eccessiva rispetto alla tensione del racconto. Tutto si aggiusta? Si resta non pacificati proprio sul tema della disobbedienza, verso il quale eravamo stati chiamati per una partecipazione forse più trasgressiva. E le parole finali di Ronit alla comunità riunita, come una parentesi quadra di chiusura, suonano amare e arrendevoli, forti e paradossalmente convinte, identiche a quelle iniziali di Rav Krushka: “Siete liberi!”. Brave le due protagoniste, soprattutto Rachel Weisz, nel difficile compito di trasmettere emozione erotica senza mai sfondare il limite del contenimento omogeneo all’ambiente.
Franco Pecori
25 Ottobre 2018