Black Star – Nati sotto una stella nera
Black Star – Nati sotto una stella nera
Regia Francesco Castellani, 2012
Sceneggiatura Francesco Castellani, David Turchi
Fotografia Eric Biglietto
Attori Luca Di Prospero, Alessandro Procoli, Gabriele Geri, Vincenzo Zampa, Paolo Giovannicci, Pierpaolo De Mejo, Alfredo Angelici, Tony Fornari, Martin Chishimba, Giuseppe Takyi, Frederick Turchi.
L’Italia è solo per gli italiani? Forse siamo tutti “rifugiati”. Una filosofia, se vogliamo, spicciola, ma dettata dalle circostanze molto concrete da cui prende spunto il film, primo lungometraggio del documentarista e reporter televisivo Francesco Castellani. La gente del quartiere periferico di Pietralata, a Roma, s’accorge improvvisamente dell’importanza di un campetto di calcio, tenuto per anni in stato di abbandono. Qualcuno ha cominciato i lavori per la trasformazione dello spazio in qualcosa di speculativo e qualcun altro, un gruppo di giovani “rifugiati” sta formando una squadra di calcio che si allenerà e giocherà proprio in quei metri di terra ancora polverosa. E guarda un po’, si forma un comitato all’insegna dello slogan: “Il campo del quartiere alla gente del quartiere”. La voce narrante, fuori campo, di Marco Mazzocca ci introduce nella vicenda, avvertendoci che da un po’ di tempo ormai il “quartiere è cambiato”. Il film procede quindi seguendo un esile filo narrativo, lungo un binario unico, la direzione è scontata, i contrasti e gli ostacoli si supereranno per il semplice motivo che i “rifugiati” sono buoni e i loro antagonisti non sono così cattivi come potrebbe sembrare a prima vista. I componenti del Liberi Nantes Football Club conquisteranno il loro spazio perché è giusto che sia così. Chi volesse farlo potrà controllare la fondatezza realistica della vicenda: la squadra esiste davvero, partecipa al campionato di terza categoria ed è formata da migranti – afgani, eritrei, guineani, iracheni, nigeriani, sudanesi, ecc. – costretti a fuggire da situazioni invivibili, soprattutto persecutorie. Il lavoro di Castellani va visto nell’ottica umanitaria sottoscritta dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), organismo nato nel 1950, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. Dal punto di vista del valore artistico, Black Star ha un andamento piuttosto scontato, il pregio maggiore è la partecipazione diretta, dal basso, dei protagonisti della vicenda. In sintesi, siamo alla lezione neorealistica, in una fase di recupero delle origini, compreso un certo portato “favolistico” già presente nei film di Rossellini e De Sica.
Franco Pecori
10 Ottobre 2013